Al Mancinelli il pubblico canta, si commuove con Syria che fa “ri-cantare” Gabriella Ferri

“La vita mi ha dato tanto” canta Syria all’inizio dello spettacolo dedicato a Gabriella Ferri.  Una vita complessa quella della cantante romana, fatta di alti e bassi, di gioie e dolori, di successi e di momenti di buio.  Gabriella Ferri ha dato tanto alla vita di molti con la sua voce graffiata, a tratti apparentemente sguaiata, come la voce del popolo, quello che raccontava con tanta passione e ironia. 

Ironia, altro leit motiv nella vita di Gabriella Ferri.  L’ironia del popolo e dei romani l’ha portata sul palcoscenico, in televisione con i suoi spettacoli, come “Dove sta Zaza” o “Mazzabubu” che ricordano coloro che hanno superato gli “anta”.  Syria ha portato a teatro proprio l’anima vera di Gabriella, senza imitare, questo era il rischio.  Invece ha accompagnato per mano il pubblico attraverso le varie fasi della vita complicata dell’artista romana. Lo ha fatto con una scenografia semplice, Al centro la valigia rossa dei ricordi, simile a quella valigia donata dal figlio di Gabriella Ferri a Piano Strabioli. Lo spettacolo va vanti.  Dalla platea si alzano prima timide voci, poi cantano tutti, intonati e non, una rarità che, a memoria, sposta indietro l’orologio a Giorgio Gaber quando fu riaperto il Mancinelli.  Syria ha avuto la capacità di fare emozionare chi, come il sottoscritto, è romano con “Le Mantellate”, grande esempio di folk autentico, così come per “Lungotevere” e via e via mentre scorrevano i ricordi di Gabriella con Testaccio, “Zelletta” o Pasolini che lei incrociava volontariamente a Campo de’ Fiori.

Con delicatezza Pino Strabioli ha sottolineato l’umanità e l’intimità dell’artista, ha svelato piccoli segreti, ha spiegato il perché di una frase, di una canzone.  Syria, fisico asciutto, ha portato la fisicità, l’ironia e l’improvvisazione da cabaret, quello vero e sano come è successo con i piccoli problemi audio, raccontati, anche quelli, o come quando è scesa in mezzo al pubblico per cantare “Pansè” insieme, in coro.  In scena Syria sfoglia gli appunti come spiega Strabioli, “abbiamo sparpagliato le note e le canzoni che Gabriella amava di più e le abbiamo mischiate ai suoi pensieri”. 

Syria, romana, ha quindi portato in scena l’anima popolare della Città eterna recitando e cantando Gabriella Ferri con il timore reverenziale di chi sa che sta affrontando un gigante, un pezzo di storia dello spettacolo.  La sfida è stata vinta così come sottolinea il pubblico che canta, ride, si commuove e applaude chiedendo, a fine serata, a Syria di cantare una sua canzone, ancora un successo.  Gabriella Ferri era lì, presente, soddisfatta e sicuramente avrà chiuso la finestra con una sua battuta colorita in dialetto e con la sua risata sonora, forte, popolare!

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