Appunti di fine campagna elettorale…ma domani quali sono i progetti pronti a partire, con quali soldi e con chi?

Si è svolto il 22 maggio l’ultimo confronto pubblico fra i candidati sindaco.  L’occasione è stata offerta da Confartigianato che ha presentato un documento concreto di richieste e di spunti a cui hanno risposto i candidati, unico assente giustificato Tiziano Rosati.  In chiusura di campagna elettorale è giusto, allora, prendere spunto dalle dichiarazioni per fare alcune precisazioni, senza toccare le suscettibilità ma mettendo alcuni punti fermi e ponendo una domanda finale.

Per quanto riguarda il centro storico è evidente che non è stata compresa pienamente, a torto o a ragione questo lo giudicheranno i cittadini, la politica di gestione della mobilità dell’attuale amministrazione.  Allargare o meno le pedonalizzazione del centro storico è uno dei nodi centrali ma prima di tutto devono funzionare i servizi a supporto della mobilità alternativa, in particolare per i cittadini.  Oggi abbiamo la navetta gratuita che si ferma nei giorni festivi e con indicazioni piuttosto scarse.  Abbiamo posti macchina a 1 euro al giorno, ottima iniziativa, ma in un luogo che prima o poi, la ex-caserma Piave, sarà occupata da altri, dai lavori, auspicabilmente, per trasformarla e quei posti dove andranno a finire?  Si vuole un centro storico vivo e con residenti, giusto, ma allora riportiamo alcuni servizi essenziali e soprattutto poniamoli logisticamente in punti comodi.  Si è detto che si è voluto allargare la pedonalizzazione anche per calmierare i prezzi di affitto dei locali commerciali, operazione non riuscita se è vero, come dicono i dati del primo trimestre 2019, che le quotazioni medie sono tendezialmente al rialzo.

Altro punto nodale sono le manutenzioni di cui ha sicuramente bisogno la città ma, ancora una volta per il centro storico, non sono una vera e propria emergenza.  La pulizia non è di livello svizzero ma le colpe non possono essere della sola amministrazione, c’è forte la correità dei cittadini e dei turisti poco attenti.  Se i sacchetti dell’immondizia casalinghi li ritroviamo in giro e non negli appositi contenitori di chi è la colpa?  Se in alcune aree ci ritroviamo rifiuti di ogni tipo di chi è la colpa? Solo dopo aver fatto in pieno il proprio dovere di cittadini si può criticare o forse sarebbe meglio dire, consigliare l’amministrazione.

Sul credito abbiamo sentito tanto, troppo.  Non entriamo nel merito delle ultime notizie ma una cosa è certa, che i problemi del credito non si risolveranno con un cambio di nome nella proprietà della banca locale.  Per la concessione del credito qualsiasi istituto, buono o cattivo che sia, chiede garanzie, solvibilità, progetto valido, capienza e solidità, senza questi punti fermi la risposta è “no”.  Ecco che è fondamentale la presenza dei consorzi di garanzia e una spinta della politica verso la creazione di reti di imprese.  Basta leggere il Bollettino Economico edito dal CSCO per capire che a Orvieto la criticità è data da: mancanza di un distretto produttivo, sottodimensionamento delle aziende, poca capitalizzazione, poco ricambio generazionale, infrastrutture materiali e immateriali scadenti.  C’è poi un altro indicatore citato sempre nel Bollettino, quello dei 220 milioni di nuovi depositi nelle banche orvietane nel 2017.  I depositi non indicano ricchezza ma soprattutto non muovono virtuosamente il ciclo economico.  Leggendo questi dati si può anche ipotizzare che non ci sia un territorio che giustifichi una banca di territorio, perdonate il gioco di parole. Non si può andare alla ricerca di nuove frontiere perché il “core” deve essere qui e a Orvieto mancano uno o più distretti produttivi, infrastrutture materiali, un hotel di lusso, collegamenti ferroviari veloci, insomma tutti quegli indicatori che presuppongono la creazione di un “territorio” di riferimento vero.  Una strada alternativa valida è quella della creazione di reti di imprese ma è tutta da costruire.

Sulle infrastrutture materiali e immateriali siamo in forte ritardo.  La fibra ci risulta non completamente presente nel centro storico e soprattutto manca nella zona industriale.  Come si può pensare di avere appeal se la zona vocata allo sviluppo imprenditoriale è una specie di isola staccata dalla tecnologia avanzata e anche dai collegamenti viari principali?  La complanare parte seconda, finanziata ma ancora alla fase progettuale, rischia già oggi di aver bisogno di un terzo stralcio. Ma soprattutto da più di vent’anni su Bardano e i collegamenti non si è investito a dovere con il risultato che i cittadini di Sferracavallo chiedono a gran voce un controllo stringente sul traffico pesante, che lo scalo merci di Orvieto non esiste più e i collegamenti ferroviari sono in costante peggioramento e diradamento.

Non dimentichiamoci della finanza pubblica.  Uscire dal predissesto è stato un vero vantaggio?  La verità probabilmente sta nel mezzo nel senso che è vero che i conti del Comune sono in equilibrio ma è altrettanto vero e innegabile che i sacrifici chiesti alla città sono stati forti e magari ipotizzare una exit strategy più morbida avrebbe permesso di intervenire anche sugli effettivi bisogni di imprese e privati.  Leggendo il bilancio c’è un avanzo di circa 500 mila euro tenuto lì e non immesso nel circuito virtuoso degli investimenti pubblici.  Non sono previsti soldi per UJW e poco si è stanziato per eventi e promozione disperdendo quel poco in tanti rivoli ma soprattutto manca una cabina di regia che faccia da raccordo pianificando gli appuntamenti senza sovrapposizioni.

L’ultimo capitolo lo dedichiamo alla grande bellezza di Orvieto.  La bellezza dovrebbe iniziare da dove arrivano i visitatori e così non è.  Tutti promettono ma alcuni moloc non sono nati dal nulla e in maniera abusiva.  Sono stati regolarmente autorizzati dalla metà degli anni ’80 fino ai primi anni del nuovo millennio.  Per non dimenticare la prima domanda è, chi ha autorizzato? Ma quella da rivolgere ai candidati è, come correggere e migliorare la situazione?  Basta poi spostare lo sguardo poco oltre per arrivare alla ferita aperta della discarica inserita nei calanchi.  Le soluzioni che ci prospettano i candidati sono tutte condivisibili e vanno tutte nella direzione della progressiva chiusura del sito “Le Crete”, allora partiamo da qui per creare un nuovo ciclo dei rifiuti e del loro riutilizzo anche per la produzione di fonti energetiche bio, con impianti rigorosamente controllati.

Abbiamo voluto dare qualche spunto, anche critico, per queste ultime ore di campagna elettorale.  Nei programmi abbiamo tanta visione del futuro, progetti a medio-lungo termine e “sogni” come è giusto che sia, ma domani?  Diamo per scontato che venga effettuata la manutenzione stradale e del verde, quali sono i progetti pronti a partire, con quali soldi e con chi?

 

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