Black out in ospedale e ancora liste d’attesa pluriennali, il PCI chiede risposte concrete

Riceviamo e volentieri pubblichiamo un comunicato a nome di Ciro Zeno direzione PCI dell’Umbria

Siamo al cospetto dell’annunciato fallimento della regione e dell’amministrazione comunale sul versante della difesa del diritto alla salute e dei servizi sanitari nel nostro territorio. Piazze chiuse al traffico e alla sosta, sensi unici e doppi sensi hanno avuto priorità e interesse politico molto più del problema di un ospedale e di un distretto sanitario ridotti all’osso e in enorme sofferenza in termini di risorse economiche e di risorse umane. Se con il mio schieramento fossimo stati in consiglio di certo avremmo fatto battaglie vere per difendere i cittadini orvietani. Abbiamo capito tutti che per chi oggi ci governa rivolgere lo sguardo altrove è meno turbolento e faticoso. Due cordoli al cospetto di liste d’attesa annuali comportano meno sforzo politico.

Solo per fare un esempio, una mammografia dal 15 di dicembre 2017 si va all’agosto 2019, la carenza importante di medici e infermieri oltre che di oss sono un problema, carenza di tecnologie, carenza di risposta rapida alle patologie tempo dipendenti sono cosa seria, la mancanza di alcuni primari da anni, l’assenza di una casa della salute, il potenziamento delle strutture di lunga degenza sono delle priorità. Ma forse la mia visione delle priorità è anacronistica e in controtendenza.  Una famiglia orvietana si è sentita rispondere, per una visita per la bimba di 10 anni, che i tempi di attesa sono di 2 anni, i genitori ovviamente hanno formulato una lettera di reclamo alla asl. Ci preme molto capire meglio ed avere chiarimenti in merito al black out di circa 2 ore avuto in ospedale alcune sere fa. Sembra che per un mal funzionamento elettrico/informatico ci siano stati dei problemi di cui vorremmo conoscere l’entità. Quello che è certo è che la ditta reperibile per riparare il guasto non era di Orvieto bensì di Terni pertanto ha impiegato del tempo per arrivare con i suoi tecnici.

È logico e possibile che per una struttura sanitaria come un ospedale la ditta che interviene per le emergenze di questo tipo anziché essere il più vicino possibile al nosocomio debba percorrere 100 chilometri per arrivare? Non possiamo cedere al lassismo della politica continueremo la nostra battaglia per la sanità orvietana.

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