BPB, all’inchiesta della Procura di Bari la banca risponde con durezza, “corretti e trasparenti nelle procedure”

Il 30 agosto è stata una giornata particolare per la Banca Popolare di Bari.  E’ stata resa pubblica l’inchiesta della Procura di Bari che, grazie ad una “gola profonda”, ex-dipendente dell’istituto bancario stesso, coinvolge i vertici di BPB. Durissima la reazione della banca che ha affidato la propria difesa all’avvocato Francesco Paolo Sisto.  Secondo l’accusa tra il 2013 e il 2016 la gestione è stata costellata di irregolarità con bilanci in perdita, prestiti anomali fino ad arrivare a maltrattamenti ed estorsione nei confronti di un funzionario dell’istituto divenuto poi il principale testimone d’accusa.  Nell’inchiesta rientra anche l’acquisizione della Tercas, l’istituto bancario di Teramo.  L’indagine è stata affidata alla polizia tributaria del capoluogo pugliese e in questa prima fase vede iscritti nel registro degli indagati Marco, Gianluca e Luigi Jacobini, l’ex-amministratore delegato Vincenzo De Bustis, il responsabile contabilità e bilancio, Elia Circelli e Antonio Zullo, dirigente dell’ufficio rischi.

La reazione ufficiale della banca pugliese non si è fatta attendere con un attacco frontale e a tutto campo proprio contro il testimone chiave dell’accusa.  Nel comunicato si legge che proprio l’ex-dirigente BPB lo scorso giugno avrebbe richiesto un somma di denaro in cambio del silenzio.  La stessa BPB “per tutelare la propria reputazione ha incaricato i propri legali di presentare denuncia per tentata estorsione nei confronti dell’ex-dirigente dell’istituto a suo tempi licenziato per giusta causa”.  A suffragare la tesi della banca si sarebbe una lettera con la quale il funzionario proponeva un accordo diretto da definirsi in tempi strettissimi per prevenire “la cattiva pubblicità che a queste controversie si accompagnano”.  All’istituto non sono piaciuti anche gli accostamenti fatti dalla stampa con banche che nel passato hanno avuto problemi giudiziari evidentemente “conclamati” e dall’esito noto.  Secondo l’avvocato Francesco Paolo Sisto “i fatti in questione non sussistono.  Le procedure dell’istituto sono del tutto trasparenti e certificate, con la conseguenza che le accuse formulate sono destinate a regredire a mere illazioni”.

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