Centro Studi, sindaco e presidente Liliana Grasso puntano su progettazione e nuove attività per archiviare il passato definitivamente

La giunta ha rinnovato per altri 5 anni il contratto di comodato gratuito di Palazzo Negroni alla Fondazione centro studi Città di Orvieto con un contemporaneo ampliamento degli spazi a sua disposizione.  Il sindaco Roberta Tardani ha spiegato che “così diamo una nuova missione al CSCO, quella di diventare un vero polo culturale dove le attività formative e i rapporti internazionali possano essere messe a leva per lo sviluppo della città”.  Proprio al piano terra di Palazzo negroni l’amministrazione ha intenzione di valorizzare l’Archivio Maoloni, “e su questo ci confronteremo con la famiglia, con la convinzione – afferma sempre il sindaco – che in quel contesto si possa trovare un ecosistema culturale favorevole non solo per la conservazione e l’esposizione dell’importante materiale in nostro possesso ma anche per la creazione di un hub della grafica che si potrà integrare con il fablab che sarà realizzato prossimamente”.   L’ampliamento degli spazi farà sì che tutte le attività, in particolare quelle legate alle università americane, si concentrino nel solo Palazzo negroni, liberando così Palazzo Simoncelli dove il Comune ha previsto investimenti consistenti, circa 600 mila euro, per il completamento del Muso VIE.  Continua, poi, il confronto tra cda del Centro Studi e amministrazione per una nuova valorizzazione del Bollettino Economico “affinché ricerche e analisi dei dati siano orientate su temi di interesse e possano diventare un osservatorio permanente utile a indirizzare anche l’attività amministrativa.  anche in un anno difficile per via della pandemia – continua il sindaco – nei limiti del nostro bilancio, sul Centro Studi abbiamo investito ripristinando il contributo pieno che era stato dimezzato da chi ci ha preceduto.  Possiamo parlare di vero rilancio rispetto ad una fase in cui il CSCO è stato visto e gestito come una sorta di condominio dove si volevano far convivere realtà completamente slegate tra loro e dove si ci è limitati ad amministrare l’ordinario senza prospettiva strategica e sostenibilità economica”.

Liliana Grasso, presidente della Fondazione CSCO sottolinea come il nuovo cda abbia ereditato un ente con una serie di criticità economico-finanziarie e “ci siamo subito resi conto che il bilancio dipendeva in gra parte dalle entrate derivanti dalle università americane.  Era quindi indispensabile intervenire immediatamente per aumentare l’offerta dei servizi, il bacino di utenza e diversificare le entrate”.   L’emergenza- covid ha ulteriormente evidenziato la assoluta necessità di diversificazione visto l’azzeramento delle entrate dovute alla sospensione dei corsi degli atenei statunitensi.  “”Siamo felici – ha spiegato Liliana Grasso – che, situazione sanitaria permettendo, gli ateneti USa stiano pianificando il loro ritorno per la sessione spring a maggio.  Non saremmo sopravvissuti, probabilmente, se non avessimo subito iniziato una profonda spending review e la creazione di nuovi settori di attività.  E’ il caso dell’audiovisivo, con il primo corso partito online nonostante la pandemia e la strutturazione di un percorso didattico completo sugli interventi assistiti con gli animali”.    Il vero punto di forza sottolineato sempre dalla presidente riguarda la progettazione che ha permesso al CSCO di vincere due bandi promossi dal MIUR, e “ora siamo in attesa dell’esito di altri sette avvisi pubblici”. Intanto il CSCO è entrato nel fondo regionale ReStart.  “Questa rete virtuosa è lo strumento per riconnettere – sostiene Liliana Grasso – la Fondazione con la comunità anche attraverso un ripensamento delle sue attività in relazione alle politiche culturali della città.  In questa visione consideriamo il Digipass una risorsa fondamentale per aiutare i cittadini ad affrontare le sfide del digitale, sostenendoli per l’iscrizione ai nidi e alle mense scolastiche, per la partecipazione agli avvisi di sostegno della Regione.  Tutto questo – conclude la presidente – nonostante il COVID, tre mesi di chiusura totale delle attività e l’impossibilità di attivare corsi in presenza.  Tutto questo grazie al sostegno sostanziale e mai solo formale del Comune che considera la Fondazione uno strumento di sviluppo del territorio e al leale impegno dei nostri dipendenti. Dobbiamo essere consapevoli del fatto che il bilancio 2020 sarà un bilancio di guerra e probabilmente anche quello del 2021, ma il cambio di strategia rende almeno possibile un futuro di sviluppo e non solo di sopravvivenza”.

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