Ciao Patrizia…

Ho sempre odiato il vento, specie quello forte, impetuoso, freddo. Quella tramontana che se da un lato porta tanto freddo dall’altro porta via le nubi e rende il cielo azzurro come mai durante l’anno. Oggi il cielo è azzurro, ma il vento è più freddo, le folate tagliano il viso come lame di coltello affilate e improvvise. Oggi odio il vento ancora di più.
Ti immagino, te sempre sorridente e solare, a volteggiare qua e là nel cielo, spinta dal vento che man mano che sali diventa brezza e poi caldo, pace, tranquillità. Tu che di pace sei vissuta e che pace hai insegnato e inseguito. Ti immagino che mi guardi come facevi spesso con lo sguardo di chi ti vuole bene pur se non sempre siamo state vicine come gli amici a cui si “vuole bene”.
Tu la mamma di tutti, tu il sorriso in persona, tu sempre di corsa, sempre affannata, tu che mi dici “ci vado io a fare le foto”, sempre pronta, disponibile, gentile. Ti immagino arrivata lassù all’improvviso che nessuno di quelli lassù erano pronti al tuo arrivo, quasi quanto nessuno di noi quaggiù eravamo pronti alla tua partenza. Ti immagino arrivata con la borsa di tela, le duecento cose che ci sono sempre state dentro, il cuore gonfio di dolore ma il sorriso di chi ha sempre vissuto la pace. Ti immagino adesso lassù che guardi noi quaggiù e con il tuo piglio a volte finto burbero dirci “aho! e che state a fa?”.
Ti immagino per mano con Valeria, due mamme che il cielo ci ha rubato troppo presto, forse perché aveva bisogno di mamme vere lassù. Ti immagino volteggiare come una fogliolina incredula in questo fine febbraio che ci ha spento all’improvviso l’anima, volteggiare cavalcando il tuo sorriso che nemmeno questo vento freddo e impetuoso che ci ha schiaffeggiato, beffardo e ignorante, può scalfire. So che stai bene, che la terra ormai la guardi da lassù con quegli occhi chiari e curiosi, sempre attenti e premurosi, sempre vigili e allo stesso tempo dolci e accoglienti.
La tua casa, lo dicevi sempre tu, mentre insieme stavamo facendo qualcosa per qualcuno, era un porto di mare: piena e gioiosa, ragazzi che vanno, ragazzi che arrivano, ragazzi che si fermano a pranzo, cena, a dormire. E tu sempre pronta a trovare, inventare, offrire, incavolarti e poi ridere e scherzare. E alla fine, la mamma di tutti, questo doveva fare no?
E poi c’è il basket, quel basket a cui tanto hai dato, spesso in silenzio, spesso con sonore e sincere prese di posizione, e poi c’è la cucina e i ragazzi, i fornelli e tu con il cappello da cuoco in testa che spadelli qua e là, orgogliosa di questo tuo nuovo cammino. E poi c’è la fotografia, e questa foto, che al corso ti hanno scattato, e il tuo modo di farmi capire che pure io potevo imparare, perfino io, e non smettevi mai di dirmelo. Tu che incoraggiavi sempre, sempre premurosa, sempre positiva, sempre ottimista, anche nel giorno più buio, anche nel giorno in cui proprio avresti dato un calcio al mondo.
So che stai bene adesso lassù, so che ciò che hai creato quaggiù ci farà compagnia quando ci sentiremo soli, ciò che hai vissuto e insegnato ci sarà di esempio quando non sapremo che fare.
Avvolgi nel tuo sciarpone grigio Alberto, Tommaso e Giacomo, tienili al sicuro, come solo le persone belle e buone come te sanno fare. Lo facevi quaggiù. So che lo farai pure da lassù.
Ciao Patrizia…

Tutti noi di OrvietoSport e OrvietoLife porgiamo le nostre più sentite condoglianze alle famiglie Prosperini e Valentini.
 
 
Ho sempre odiato il vento, specie quello forte, impetuoso, freddo. Quella tramontana che se da un lato porta tanto freddo dall’altro porta via le nubi e rende il cielo azzurro come mai durante l’anno. Oggi il cielo è azzurro, ma il vento è più freddo, le folate tagliano il viso come lame di coltello affilate e improvvise. Oggi odio il vento ancora di più. Ti immagino, te sempre sorridente e solare, a volteggiare qua e là nel cielo, spinta dal vento che man mano che sali diventa brezza e poi caldo, pace, tranquillità. Tu che di pace sei vissuta e che pace hai insegnato e inseguito. Ti immagino che mi guardi come facevi spesso con lo sguardo di chi ti vuole bene pur se non sempre siamo state vicine come gli amici a cui si “vuole bene”. Tu la mamma di tutti, tu il sorriso in persona, tu sempre di corsa, sempre affannata, tu che mi dici “ci vado io a fare le foto”, sempre pronta, disponibile, gentile. Ti immagino arrivata lassù all’improvviso che nessuno di quelli lassù erano pronti al tuo arrivo, quasi quanto nessuno di noi quaggiù eravamo pronti alla tua partenza. Ti immagino arrivata con la borsa di tela, le duecento cose che ci sono sempre state dentro, il cuore gonfio di dolore ma il sorriso di chi ha sempre vissuto la pace. Ti immagino adesso lassù che guardi noi quaggiù e con il tuo piglio a volte finto burbero dirci “aho! e che state a fa?”. Ti immagino per mano con Valeria, due mamme che il cielo ci ha rubato troppo presto, forse perché aveva bisogno di mamme vere lassù. Ti immagino volteggiare come una fogliolina incredula in questo fine febbraio che ci ha spento all’improvviso l’anima, volteggiare cavalcando il tuo sorriso che nemmeno questo vento freddo e impetuoso che ci ha schiaffeggiato, beffardo e ignorante, può scalfire. So che stai bene, che la terra ormai la guardi da lassù con quegli occhi chiari e curiosi, sempre attenti e premurosi, sempre vigili e allo stesso tempo dolci e accoglienti. La tua casa, lo dicevi sempre tu, mentre insieme stavamo facendo qualcosa per qualcuno, era un porto di mare: piena e gioiosa, ragazzi che vanno, ragazzi che arrivano, ragazzi che si fermano a pranzo, cena, a dormire. E tu sempre pronta a trovare, inventare, offrire, incavolarti e poi ridere e scherzare. E alla fine, la mamma di tutti, questo doveva fare no? E poi c’è il basket, quel basket a cui tanto hai dato, spesso in silenzio, spesso con sonore e sincere prese di posizione, e poi c’è la cucina e i ragazzi, i fornelli e tu con il cappello da cuoco in testa che spadelli qua e là, orgogliosa di questo tuo nuovo cammino. E poi c’è la fotografia, e questa foto, che al corso ti hanno scattato, e il tuo modo di farmi capire che pure io potevo imparare, perfino io, e non smettevi mai di dirmelo. Tu che incoraggiavi sempre, sempre premurosa, sempre positiva, sempre ottimista, anche nel giorno più buio, anche nel giorno in cui proprio avresti dato un calcio al mondo. So che stai bene adesso lassù, so che ciò che hai creato quaggiù ci farà compagnia quando ci sentiremo soli, ciò che hai vissuto e insegnato ci sarà di esempio quando non sapremo che fare. Avvolgi nel tuo sciarpone grigio Alberto, Tommaso e Giacomo, tienili al sicuro, come solo le persone belle e buone come te sanno fare. Lo facevi quaggiù. So che lo farai pure da lassù. Ciao Patrizia… Tutti noi di OrvietoSport e OrvietoLife porgiamo le nostre più sentite condoglianze alle famiglie Prosperini e Valentini.    
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