Cosa sta succedendo veramente a Bari? Non sarà che…

Dopo la notizia delle indagini che coinvolgono i vertici di Banca Popolare di Bari ecco che iniziano ad arrivare le indiscrezioni sulle carte. Bisogna leggere tra le righe per avere una possibile chiave di lettura. Il deputato del PD Francesco Boccia lo dice apertis verbis, “non scherziamo con il fuoco perché vedo gli squali all’orizzonte”. Chiaramente Boccia non critica la magistratura tanto che spiega anche come !chi sbaglia deve pagare, ma se poi qualcuno, prendendo come pretesto l’inchiesta giudiziaria, intende fare shopping nel Sud allora la politica sana, che in Puglia esiste, non lo consentirà”. Il deputato sottolinea poi che i risparmiatori non devono farsi prendere dal panico e correre a disinvestire senza avere un quadro d’insieme, “ricordo che quando si aprì la crisi MPS subito ci fu la corsa sbagliata alla cassa che ha affossato definitivamente la banca. In effetti il gruppo BPB è l’unico polo del centro-sud Italia autonomo con oltre 40 miliardi di attivi e una raccolta da clientela cresciuta di un miliardo. Ci sono delle criticità legate al ciclo economico del settore bancario in generale e poco altro.

La verità è che poter svolgere le proprie legittime indagini la Procura di Bari ha acquisito anche la documentazione delle ispezioni di Bankitalia e lì ci sono le risultanze dello stato di salute vero di BPB. I risultati delle ispezioni non sono pubbliche, forse questo è un principio da cambiare in nome delle trasparenza massima in un settore così delicato come il credito, ma secondo fonti informate, non sarebbero emerse criticità di rilievo nella gestione del gruppo e della banca. Il vero nodo della complessa indagine della Procura è proprio qui oltre che nell’accusa di azioni commerciali scorrette a sostegno della ricapitalizzazione. Altra cosa è la denuncia e controdenuncia tra l’istituto e l’ex-funzionario che ha testimoniato di tante cose ma soprattutto di prestiti ed altre azioni volte a favorire, sempre stando all’accusa, alcuni azionisti piuttosto che altri. Bene sempre dalle carte in possesso della Procura anche quest’accusa sembrerebbe non avere solidissime basi. Infatti la Procura ha deciso la proroga delle indagini di altri tre mesi e questo potrebbe anche segnalare che non siano così evidenti, come invece ritiene il testimone chiave, le prove dei reati ipotizzati.
Da Bankitalia, ad esempio, avrebbero evidenziato problematiche di “ordinaria amministrazione” comuni a tanti istituti di credito che in questi anni hanno dovuto affrontare una pesantissima crisi economica che ha allargato le sofferenze e li ha obbligati a severi piani di riorganizzazione e taglio dei costi. La partita che si sta giocando è sicuramente più importante e sottotraccia. Nell’ultimo bilancio Bari ha evidenziato perdite anche per la totale svalutazione della partecipazione in Atlante, il fondo che ha permesso il salvataggio di alcuni istituti di credito del nord. Ora Bari, polo aggregante, è in mezzo al guado, in attesa della decisione sulla trasformazione in SpA bloccata per quella parte che riguarda il diritto di recesso e su cui deve decidere la Corte Costituzionale che sta ritardando troppo.

Tra le mosse future è compresa anche la Cassa di Risparmio di Orvieto. In questi mesi si è ampiamente discusso sul prossimo futuro della banca orvietana soprattutto dalla metà di giugno quando, in contemporanea con la festività del Corpus Domini, veniva pubblicata l’indiscrezione che da Bari volevano la fusione per incorporazione. C’è stata una levata di scudi senza precedenti in difesa dell’orvietanità della banca, in realtà già persa da molto tempo, e per le quali si sono viste tante lacrime di coccodrillo. C’è nello statuto della CRO una clausola di blocco che è entrata da tempo nel mirino dell’organo di vigilanza che ha chiesto di superarla. E proprio CRO sarebbe un nuovo tassello nella strategia di rafforzamento della presenza di BPB nell’area geografica di riferimento dell’Italia centrale.
Ecco che torna in gioco la domanda principale, qual è la vera partita? Recentemente un’importante testata nazionale dopo il salvataggio di delle due banche venete ha titolato, “la banca del su che salva quelle del nord”, forse sta qui il nocciolo delle questione. Napoli, Palermo, Cagliari e Roma non hanno più banche territoriali di riferimento vere, sempre fatto salvo il sistema del credito cooperativo, con l’unica eccezione della Puglia con BPB. Il vero nodo è nel capire se, soprattutto dopo la trasformazione in SpA, Bari diverrà preda o rimarrà predatrice, questo è la domanda che dovrebbero porsi tutti, soprattutto i risparmiatori. Fondi e gruppi esteri cercano da tempo di entrare in Italia e Bari potrebbe essere un’opportunità ma i costi sono altissimi. Oggi si può entrare in gioco a prezzi di saldo basta sapere attendere e Cesena, Rimini e San Miniato sono lì a ricordarci che Credit Agricole con 130 milioni se le dovrebbe prendere e senza sofferenze. Quest’ipotesi viene suffragata direttamente dal presidente di Popolare di Bari, Marco Jacobini che ha spiegato in un’intervista, “comincio a pensare che nei confronti dell’unica banca territoriale del centro-sud sia in atto una strategia fondata su strumenti ed elementi che forse hanno poco a che fare con i princìpi di concorrenza e trasparenza, cioè con gli interessi legittimi di chi opera nel settore del credito”. Il presidente ne ha anche per chi ha accostato l’inchiesta su BPB alle vicende delle due banche venete che finanziavano i loro clienti per acquistare azioni degli istituti stessi. Jacobini ha sottolineato che “è una pratica scorretta da parte di quelle banche del nord. Al contrario la Popolare di Bari ha sempre mantenuto la propria condotta all’insegna della massima attenzione e della rigorosa correttezza. Anche per quanto riguarda le comunicazioni sui bilanci alla Consob tutte le ispezioni fatte hanno sempre accertato il contrario delle accuse. Da sempre siamo rivoltati, così è giusto che sia, come calzini, e ogni volta è emersa la nostra tradizionale correttezza”.
E allora si rafforza l’ipotesi che dietro a tutto ciò ci sia qualcuno che stia cercando vantaggi ai fini di un’acquisizione a saldo senza fare i conti, però, con l’oste che ha intenzione di rimanere polo aggregante e continuare nella sua autonomia per l’intero centro-sud. Chiudiamo con la domanda iniziale lasciando la risposta ai nostri lettori, che cosa sta succedendo veramente a Bari?

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