Dieci punti all’ordine del giorno del consiglio comunale del 23 gennaio. Spiccano TeMa, rifiuti e questione CRO

Il 23 gennaio si terrà la prima seduta del consiglio comunale per il 2020.  All’ordine del giorno dieci punti.  Fra questi spicca il punto riguardante laTeMa con relatore il sindaco Tardani oltre all’interrogazione del consigliere Donatella Belcapo e all’ordine del giorno del consigliere Franco Raimondo Barbabella riguardante il maggiore conferimento di rifiuti alla discarica Le Crete.  Sempre Barbabella ha presentato anche la mozione sulla questione CariOrvieto per chiedere l’apertura di una discussione aperta a tutta la città per dare una risposta ai risparmiatori.

Di seguito la convocazione del consiglio comunale firmata dal presidente Umberto Garbini.

C O N V O C A
Il Consiglio Comunale in seduta ordinaria pubblica di 1^ convocazione alle ore 15,30 e di 2^ convocazione dalle ore 16,30 del giorno 23 gennaio 2020 per la trattazione del seguente:
ORDINE DEL GIORNO
Question Time, Comunicazioni
INTERROGAZIONI, INTERPELLANZE
1. Interrogazione presentata dal Consigliere Barbabella avente ad oggetto: “Busitalia taglia le linee di trasporto. Che si fa, si china il capo o si svolta e si progetta il futuro ?”;
2. Interrogazione presentata dalla Consigliera Belcapo in merito al maggiore conferimento di rifiuti nella discarica Le Crete di Orvieto;
3. Interrogazione presentata dalle Consigliere Mescolini e Croce in merito alla collaborazione tra il Comune e l’Associazione Culturale Factotum;
AFFARI GENERALI E ISTITUZIONALI – Relatore Presidente
4. Presa d’atto delle deliberazioni n.ri 95, 96, 97, 98, 99 e 100 della seduta consiliare ordinaria del 30.12.2019;
CULTURA – Relatrice Sindaco
5. Determinazioni in merito alla liquidazione dell’Associazione Te.Ma. e al recesso del Comune di Orvieto dalla qualità di socio;
MOZIONI, ORDINI DEL GIORNO
6. Mozione presentata dalla Consigliera Belcapo in merito alla valorizzazione degli immobili comunali nelle frazioni e istituzione dell’Ufficio delle Relazioni per il Territorio;

7. Ordine de Giorno presentato dal Consigliere Barbabella avente ad oggetto: “Ciclo dei rifiuti. Basta con l’emergenza, è l’ora delle scelte coraggiose. Occorre un nuovo Piano d’Ambito e un ruolo attivo, non subalterno, del territorio orvietano”;
8. Mozione presentata dal Consigliere Barbabella avente ad oggetto: “La manutenzione è questione strategica, un investimento sulla sostenibilità in termini economici e di qualità della vita. E’ necessario pertanto pianificare gli interventi e uscire così dalle logiche emergenziali”;
9. Mozione presentata dalla Consigliera Casasole in merito all’incontro con le Forze dell’Ordine sulla sicurezza della nostra città, con lezione dimostrativa di manovre di autodifesa;

10. Mozione presentata dal Consigliere Barbabella avente ad oggetto: “Il destino di CRO ci riguarda e
non può passarci sopra la testa. E’ ora di discutere pubblicamente e di assumere iniziative
concrete ed efficaci a servizio del territorio”.

 

I testi delle interrogazioni, mozioni e ordini del giorno che abbiamo ricevuto:

 

Franco Raimondo Barbabella, interrogazione su taglio linea Orvieto-Perugia da parte di BusItalia. 

Ieri, venerdi 10 gennaio, si è saputo che Busitalia ha tagliato parzialmente le linee Orvieto – Perugia e viceversa. I nuovi orari prevedono appunto la soppressione di tali linee (che interessano, oltre a Orvieto, numerosi altri comuni della nostra area e del perugino: Ficulle, Fabro, Monteleone, Montegabbione, Piegaro e le zone periferiche di Perugia) il sabato e tutti i giorni dei mesi estivi.

La cosa appare ed è grave per diverse ragioni:

  1. Lo è in sé, perché arreca disagio a tutte le categorie di utenti che, numerosi o no, reali o potenziali, da questo momento sanno che il sabato e nei mesi estivi dovranno arrangiarsi se hanno problemi con il mezzo proprio. Un danno sociale, comunque lo si voglia considerare.
  2. Si impoverisce in ogni caso il trasporto pubblico, peraltro in una zona e su un asse che presenta non pochi problemi, qualsiasi sia il mezzo usato.
  3. Si prendono provvedimenti “a spizzico”, senza uno straccio di programmazione complessiva del trasporto coordinata tra i diversi soggetti gestori della mobilità.
  4. Si conferma il disinteresse per le aree periferiche della regione in una logica di centralismo che sembrava doversi attenuare e che invece, senza una reazione adeguata ed una capacità di proposta e di iniziativa, rischia di ulteriormente aggravarsi.

Convince perciò la denuncia fattane dal consigliere regionale Andrea Fora, che ha definito questa decisione “intollerabile”. Ed è del tutto condivisibile quanto poi ha aggiunto: “Fin dalle prossime ore solleciterò l’assessore Enrico Melasecche ad attivarsi nei confronti dell’azienda, per ripristinare per l’Orvietano la linea giornaliera Orvieto – Perugia anche per il sabato e per i mesi estivi e a sincerarsi che Busitalia non attui nei prossimi mesi alcun taglio dei servizi di mobilità che già oggi possiamo considerare come livelli minimi offerti nella nostra regione”.

Non convince invece per nulla quanto in contemporanea è stato affermato dall’assessore Gianluca Luciani, che non si è limitato a dire “Abbiamo preso atto di questa decisione e stiamo cercando di capire cosa si può fare” (ciò che, detto tra parentesi, dimostra con tutta evidenza non conoscenza del problema e perlomeno assenza di rapporti con Busitalia) ma è sembrato addirittura voler giustificare la decisione per “l’utenza bassa, due passeggeri”.

Non convince ed anzi stupisce. Anche perché questo si verifica dopo che solo poche settimane fa fu data notizia di un incontro del sindaco e di altri amministratori (mi pare lo stesso Luciani) con l’assessore Melasecche appunto sul tema dei trasporti, da cui sembrava fosse derivata una rassicurazione di potenziamento del sistema nella nostra area.

Dopo aver letto nel luglio 2019 – lo rilevo sinceramente con un certo fastidio – frasi indignate e sentito alte grida per una temporanea sospensione del servizio di trasporto a causa della riduzione del finanziamento regionale allora disponibile, ci si sarebbe potuti aspettare tutto tranne che un atteggiamento così arrendevole. Vogliamo dire che la vecchia politica non vuole arrendersi? Le proteste si fanno per portare consensi alla propria parte, non per tutelare gli interessi di tutti?

In considerazione di quanto sopra si chiede pertanto di sapere:

  1. Se Busitalia ha informato preventivamente l’Amministrazione delle decisioni di riorganizzazione che stava per prendere.
  2. Se l’incontro con l’assessore regionale Enrico Melasecche ha riguardato solo aspetti parziali dei problemi del trasporto pubblico locale come quello ferroviario o non anche i problemi complessivi e con quali impegni concreti.
  3. Quali iniziative (al momento in cui questa interrogazione verrà esaminata in Consiglio) sono state già prese e quali eventualmente si intende ulteriormente prendere perché Busitalia torni sui suoi passi.
  4. Quali iniziative poi si intende assumere, e con quale metodo, perché si abbia finalmente una visione di quadro delle esigenze e delle possibilità di raggiungere, con logica progettuale di coordinamento e di programmazione, standard di mobilità da città da una parte inserita a pieno titolo sia nel territorio regionale che in quello interregionale e dall’altra attrattiva sul piano culturale e turistico.

 

Franco Raimondo Barbabella, ordine del giorno su ciclo dei rifiuti. Basta con l’emergenza e la subalternità del territorio orvietano.

Lo scorso 8 gennaio “Umbria 24” titolava così un lungo articolo dedicato allo smaltimento dei rifiuti: “Nelle discariche nel 2020 quasi il doppio dei rifiuti previsti. Le Crete in soccorso del Perugino”, aggiungendo nel sottotitolo:  “Dall’Auri ok alla programmazione dei flussi: tetto massimo di 195 mila tonnellate contro le 110 mila stabilite dalla Regione”.

Sarebbe bastato questo per generare apprensione, ma le cose peggiorano se si considerano i numeri del fabbisogno di conferimento in discarica nel 2020 (e mancano le proiezioni successive) in rapporto sia ai limiti fissati dal governo regionale nel 2018 (quasi doppi) sia soprattutto alle disponibilità residue dei singoli impianti. Ammesso che per la discarica di “Le Crete” le quantità del 2020 siano di poco superiori a quelle del 2019 quale risultato della combinazione tra aumento per aiuto al territorio perugino e diminuzione per minore importazione da fuori regione, questo non ci deve affatto far stare tranquilli.

Appare infatti preoccupante il quasi raddoppio del fabbisogno e il basso livello medio della residua capienza delle discariche in esercizio (autonomia da 3 a 5 anni). Siccome la metà delle discariche è quasi esaurita e si prevede che almeno tre con ogni probabilità dovranno chiudere entro poco più di un anno, è chiaro che, se le cose rimarranno così, gran parte del conferimento regionale si riverserà su “Le Crete”. È una prospettiva tutt’altro che campata in aria ed è inaccettabile. Bisogna dunque reagire con forza e in fretta. Urge una politica regionale dei rifiuti. E urge per questo una linea progettuale del nostro territorio. Dobbiamo stare nel sistema regionale, ma non dobbiamo essere la ruota di scorta o il pronto soccorso del sistema regionale e tanto meno nel sub-ambito.

Ci viene in soccorso lo stesso presidente AURI Antonino Ruggiano, che nella conferenza stampa dello scorso 19 dicembre ha detto: «La nuova Regione dovrà dirci qual è la politica per chiudere il ciclo … Il sistema delle discariche può reggere solo per pochissimi anni. Il governo Renzi aveva previsto un inceneritore in Umbria, oppure possiamo prendere la parte residuale che non riusciamo a differenziare e portarla da qualche parte, in Umbria o fuori. Servono scelte politiche e ognuna ha costi ambientali ed economici. Ai cittadini va detto con chiarezza qual è lo scenario che abbiamo davanti». Abbiamo bisogno del nuovo Piano d’Ambito, quello che si sarebbe dovuto fare già anni addietro.

Noi però dobbiamo stabilire quale ruolo vogliamo giocare. Sapendo che il tema vero non è discarica si/discarica no, ma quale politica si fa per ridurre al massimo lo smaltimento in discarica. Si sa che una parte dei rifiuti lavorati, per quanto virtuoso possa essere il ciclo, è inevitabile che vada in discarica, ma appunto per questo bisogna operare per ridurne il più possibile le quantità, con tutto ciò che significa: più raccolta differenziata con più educazione civica e più controllo, più tecnologia aggiornata del trattamento e del riciclo, scelta razionale del sistema di smaltimento della frazione secca e del riciclo. I rifiuti non sono il diavolo. Sono al contrario un test della cultura e della capacità di governo.

Dispositivo

Tutto ciò premesso e considerato, si propone al Consiglio di adottare il seguente indirizzo vincolante per l’azione di governo locale in questo settore nel contesto regionale:

  1. Chiedere al Governo dell’Umbria che si ponga termine alla lunga inadempienza della pianificazione regionale in materia di rifiuti e si giunga pertanto celermente al nuovo Piano d’Ambito fondato su scelte lungimiranti, chiare e coraggiose, tali da dare certezza di programmazione e di investimenti sia in termini di salvaguardia ambientale che di benefici economici e di sicurezza delle popolazioni di ogni parte della regione.
  2. In vista di tale Piano, elaborare una proposta di ruolo territoriale orvietano che ci faccia uscire da uno stato emergenziale e subalterno sia all’interno dell’Ambito unico regionale che del Sub-ambito 4 provinciale.
  3. Che ciò contempli quella riforma di AURI che abbiamo recentemente affermato essere necessaria anche per la gestione dell’idrico, nella direzione di un ruolo riconosciuto dei territori nella definizione della programmazione dei servizi in attuazione delle direttive di legge della Regione.
  4. A tal fine assumere quanto prima l’iniziativa del processo di riforma anche istituendo un apposito gruppo di studio e comunque convocando gli incontri necessari con i soggetti interessati al fine di acquisire informazioni ed elaborare proposte che abbiano fondamento nel quadro dell’auspicata nuova logica di pianificazione e di gestione.

Da ultimo, ma non per minore importanza, attuare quel coordinamento intercomunale dell’area orvietana che da una parte contrasti efficacemente le logiche centralistiche con cui troppo a lungo è stata governata l’Umbria e dall’altra dia forza e credibilità alle nostre proposte nel momento in cui assumano coerenza con una decisa linea di riforma. E ciò anche in vista dell’ormai indispensabile costituzione dell’Unione dei Comuni dell’Orvietano.

 

Franco Raimondo Barbabella, mozione sulle manutenzioni nel territorio comunale.

Che la manutenzione dell’ambiente urbano ed extraurbano, degli edifici e delle infrastrutture, insomma di ciò che è naturale e di ciò che è costruito, sia fattore strategico in termini di sostenibilità, di sicurezza, di utilità economica e di qualità della vita, non c’è nessuno che oggi possa negarlo.

E che ci sia però un problema di carenza diffusa della cultura della manutenzione, di regole efficaci che ne rendano necessaria la cura e di prassi amministrativa organizzata e continuativa che ne garantisca la reale effettuazione, appare anche del tutto evidente. Non solo in generale nel Paese ma anche nella nostra realtà. Non solo nel settore pubblico ma anche in quello privato e riguarda i comportamenti reali troppo spesso in contraddizione con le intenzioni e le dichiarazioni. Spesso è questione di disponibilità di fondi, sia per il pubblico che per i privati, ma altrettanto spesso e forse di più è questione di cultura, di previsione e di organizzazione.

In ogni caso si deve ormai ammettere che questa è questione strategica nel governo delle comunità perché ne va della nostra capacità di saper organizzare il futuro. Vale dunque anche, e anzi a maggior ragione, per la nostra comunità, le cui risorse strategiche sono senza ombra di dubbio l’ambiente naturale e urbano, il patrimonio storico-culturale, le produzioni di qualità, i servizi efficienti, in quanto fonti primarie non tanto di sopravvivenza quanto di sviluppo.

Per cui, se con iniziative appropriate in questo ambito vogliamo guardare al futuro, due appaiono le operazioni indispensabili: 1. Pensare e progettare le iniziative strategiche di medio e lungo periodo capaci di portare a sistema le nostre potenzialità territoriali in una proiezione di ampio e solido respiro; 2. Organizzare un sistema di manutenzioni ordinarie e straordinarie di breve e medio periodo che tendano a rendere l’ambiente di vita urbano ed extraurbano migliore sia dal punto di vista dell’efficienza e della sicurezza che da quello estetico e dell’attrattività.

Dobbiamo riconoscere che possiamo governare da subito processi possibili, difficili ma possibili. I nostri sono ambienti problematici per l’accumularsi degli effetti di scelte discutibili, di disattenzioni e di trascuratezze, ma non compromessi in modo irreversibile. La scelta di fondo però va fatta ora, nel senso proprio della priorità delle manutenzioni rispetto al nuovo, che va limitato a ciò che è strettamente indispensabile per risolvere snodi strategici e cambiamenti di stato.

Si possono fare molti esempi di interventi urgenti. Mi limito ad alcuni esempi:

  1. Manutenzione in termini di arredo: riorganizzazione complessiva, ma nell’immediato eliminazione di brutture diffuse nel settore pubblico e nel settore privato e rifacimento di piccole strutture degradate o inquinanti la visione e l’estetica (es. plance pubblicitarie, cartelloni, ecc.);
  2. Manutenzione di strade del centro storico, delle zone periferiche e delle frazioni: dalla falciatura delle erbe e alla pulitura dei muri, dalla manutenzione delle cunette e delle caditoie fino alla sistemazione/rifacimento del manto di asfalto (ci sono vie delle maggiori frazioni, es. Ciconia, che attendono da anni una semplice attenzione) o la verniciatura delle ringhiere di ponti (vedi quelle del Ponte dell’Adunata) e di pali dell’illuminazione pubblica (vedi Piazza Cahen) e, per il centro storico, un intervento sulle selciature che almeno elimini nell’immediato le brutture dei rattoppi;
  3. Manutenzione e gestione ordinata dei cimiteri (ci sono aspetti francamente inaccettabili: i bagni, i cumuli degli scarti, le erbacce, le buche nelle bretelle stradali di ingresso), dei giardini e degli spazi pubblici in generale (non si può ritenere giardino ad es. quello dell’Albornoz);
  4. Cura della tenuta, della pulizia e dell’igiene di spazi pubblici e privati: andrà regolamentato, organizzato e controllato meglio il deposito temporaneo dei rifiuti lungo le vie pubbliche in attesa della raccolta e andrà controllato e represso ogni abuso e soprattutto il malcostume dell’abbandono indiscriminato di rifiuti in luoghi non autorizzati; va inoltre affrontato seriamente il tema della pulizia e dell’igiene di strade e spazi pubblici, in particolare quello della proliferazione dei piccioni con tutto ciò che significa sia per l’igiene pubblica che per gli edifici privati (ci sono sistemi sperimentati naturali e non invasivi, come l’uso del falcone); e non va ritenuto secondario il malcostume di coloro che non si vergognano di lasciare dove capita (portoni, vie, angoli e vicoletti, e naturalmente giardini) gli escrementi dei propri cani;
  5. Sistemazione e regolamentazione delle baraccopoli sparse nel territorio, in particolare nei pressi o addirittura all’interno dei centri abitati, che presentano problemi di diverso ordine e tipo e in generale spesso costituiscono un evidente e serio ostacolo non solo per l’armonia dell’ambiente di vita ma anche di semplice e normale funzionalità.

Ci possono essere e ci sono diversi altri aspetti che richiamano questioni di sicurezza, di igiene e di qualità ambientale ed a maggior ragione questioni strutturali (ad esempio il potenziamento dell’illuminazione in diverse vie, soprattutto quelle a maggior traffico come via dei tigli e la via dello stadio), ma quelli elencati sono sufficienti a richiedere un’azione complessiva di governo e una pianificazione che interrompa la logica emergenziale, dia sicurezza ai cittadini e sviluppi sia il senso civico che il senso di appartenenza alla comunità.

Dispositivo

Pertanto, considerato tutto quanto sopra illustrato, si propone al Consiglio di votare la seguente mozione:

  1. Valuti l’Esecutivo, sulla base degli esempi fatti e di altri che possono essere portati ad integrazione, le migliori e più opportune modalità di intervento di cura e di manutenzione da effettuare in modo coordinato e scadenzato;
  2. Presenti su questa base al Consiglio nel termine massimo di un mese un piano degli interventi più urgenti ed effettivamente possibili in base alle risorse finanziarie e umane attualmente disponibili e alle capacità effettive di organizzazione;
  3. Presenti al Consiglio nel termine massimo di tre mesi le linee strategiche e il piano di intervento a medio e lungo termine che dia al tema delle manutenzioni la fisionomia di una scelta strategica di governo del territorio.

 

 

Franco Raimondo Barbabella, mozione sulla complessa vicenda di CRO e Banca Popolare di Bari.

Lo scorso 17 dicembre ho inviato al Presidente del Consiglio comunale e al Sindaco una lettera aperta con la quale chiedevo “di promuovere una discussione pubblica sulla vicenda del commissariamento a seguito di gravi perdite della BPB che ha avuto pesanti ripercussioni anche sulla nostra comunità e di fatto mette in gioco il destino della stessa CRO”. Ad essa ad oggi non c’è stata risposta, non potendosi considerare tale il cenno molto indiretto del Sindaco quando ha assicurato di tenere la vicenda in attenta osservazione.

Ritengo perciò opportuno promuovere ora una esplicita determinazione del Consiglio sull’argomento, anche in ragione di un dibattito che continua e che si allarga ma che a mio avviso stenta a prendere una strada produttiva per il nostro territorio. Riassumo brevemente i termini del problema.

  1. La storia recente ci dice che quando la comunità si disinteressa di ciò che la riguarda le cose prendono una piega sfavorevole per la comunità stessa. Di fatto la vicenda degli 86 milioni di titoli non più esigibili e il processo che sta portando alla vendita di CRO si sono finora svolti senza che la principale istituzione cittadina, quella che deve rappresentare l’interesse complessivo della comunità, se ne sia occupata oltre il livello di sporadiche ed inincidenti dichiarazioni. D’altronde al di là di qualche lamento non si è nemmeno sentita la voce delle articolazioni della società. Le conseguenze sono evidenti: tutto sta avvenendo sulla testa della città senza che si sappia qualcosa di ciò che invece alla città interessa e molto. Non c’è bisogno dunque di insistere sull’assenza di dibattito pubblico istituzionale capace di coinvolgere città e territorio e sulle conseguenze che ne sono già derivate, un errore collettivo, e di ripetere ancora quanto nella lettera è stato invece precisamente richiamato.
  2. In considerazione di tutto ciò bisogna pertanto recuperare il terreno perduto in ragione di un interesse della comunità che non solo non viene meno ma che, alla luce di ciò che si può intendere, addirittura aumenta. Il punto centrale con ogni evidenza è a questo punto la vendita di CRO, il suo significato oggettivo e il suo ruolo nel territorio. E questo riguarda necessariamente e potentemente la comunità orvietana allargata, cioè la nostra città e tutto il territorio in cui la banca storicamente opera.
    • Ci riguarda per il destino del personale dipendente. Ci sarà una riorganizzazione? Ci sarà chiusura di sportelli? Quali servizi saranno sviluppati e quali no?
    • Ci riguarda per la vicenda dei titoli deteriorati, che non si può liquidare come insieme di questioni personali che non riguardano la collettività, sia per le dimensioni quantitative e le conseguenze, sia per le modalità.
    • Ci riguarda anche per un aspetto immateriale ma che ha poi conseguenze materiali serie, ossia il ruolo e l’attrattività del territorio.
    • Ci riguarda soprattutto per il significato reale che dovrà assumere il suo essere banca locale, o meglio, banca di territorio. Banca di territorio non può significare altro che essere parte integrante della comunità, e soprattutto soggetto protagonista dello sviluppo del territorio stesso, per la qualità e non solo per la quantità dei servizi che assicura e per i progetti che contribuisce a realizzare. Dunque la vendita non dovrà essere una pura operazione finanziaria della BPB commissariata, ma un’operazione che rientra in una logica progettuale di sviluppo dell’intera area di interesse operativo della stessa banca. Ed è compito della comunità affermarlo per via pubblica, l’unica che conta, non certo su un terreno improprio, ma al contrario sul terreno dovuto in quanto connesso con la funzione delle istituzioni che legittimamente la rappresentano.
  3. Insomma, come comunità abbiamo il diritto/dovere di invocare la conoscenza del piano industriale che supporta l’operazione. Abbiamo il diritto/dovere di dire la nostra su come la banca, che si dice e che diciamo di territorio, intende partecipare al rilancio dell’economia e al miglioramento delle condizioni sociali e culturali della zona.
  4. Di più, possiamo, e dunque dobbiamo, indicare il modo in cui questo risultato si può raggiungere, peraltro senza avventurarci sul terreno impervio delle vicende proprietarie. Si può fare se le istituzioni coocrdinate tra loro si rapportano al problema come soggetto capace di proposta per le ragioni che di seguito sinteticamente espongo.
    • Si può fare riferimento anzitutto alla competenza legislativa regionale in materia di Casse di Risparmio a prevalente carattere regionale  di cui all’art. 117 della Costituzione e al disposto dell’art. 55 dello Statuto della Regione dell’Umbria, che prevede Commissioni speciali per lo svolgimento di indagini e di studi su temi specifici;
    • Si può poi fare riferimento all’art. 35 dello stesso Statuto, che prevede l’esercizio della potestà legislativa anche in capo ai comuni singoli o associati;
    • Si può, in base ai citati riferimenti normativi, da una parte chiedere che l’Assemblea legislativa della Regione Umbria istituisca una Commissione d’indagine/di studio finalizzata al monitoraggio dell’intera vicenda, e dall’altra depositare una proposta di legge regionale per l’individuazione di specificità creditizie e finanziarie, veicolate dalla Cassa, a favore di imprese con stabile organizzazione in Umbria e delle famiglie che vi risiedono, con particolare riguardo alle start up, alle imprese a prevalente composizione femminile, alle giovani coppie, in relazione all’acquisto della prima casa in Umbria e comunque alle possibilità che la legge e l’opportunità renderanno possibili.

In considerazione di tutte queste premesse si propone al Consiglio di deliberare quanto segue:

  1. Di promuovere con urgenza da parte di Presidente del Consiglio e Sindaco, con il coinvolgimento dei gruppi consiliari, a dimostrazione che la questione riguarda l’intera comunità, una iniziativa pubblica intorno alla vicenda CRO, invitando al confronto tutti i soggetti interessati.
  2. Di istituire un gruppo di studio, anche con la partecipazione di esperti, che nel giro massimo di due mesi fornisca all’amministrazione il necessario supporto per le indicazioni operative di raccordo tra programmazione dello sviluppo locale e gestione coordinata del credito, avvalendosi di tutti gli strumenti di legge e finanziari disponibili.

Di procedere, in connessione con lo sviluppo di quanto indicato nei due punti precedenti, alla definizione delle iniziative di cui al punto 4 delle premesse, che esemplifichino l’esercizio concretamente possibile della natura di banca del territorio da parte di una Cassa di Risparmio che sia in tal senso orientata.

Comments

comments

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*