Fisar in lutto, è morto Natale Ennio Cadamuro socio storico della delegazione di Orvieto

“Ciao Ennio, tutto ciò che ci hai trasmesso vive in ognuno di noi.” E’ questo il doloroso saluto che la Fisar (Federazione Italiana Sommelier Albergatori e Ristoratori) di Orvieto ha affidato alla propria pagina social in memoria di Ennio Cadamuro, socio storico della Federazione, morto giovedì 23 gennaio scorso dopo lunga malattia. Al dolore della moglie Selita, della figlia Elena e di familiari e amici, si è unita anche la Fisar nazionale con un messaggio nella propria pagina istituzionale: “Con profondo cordoglio annunciamo che ci ha lasciati Ennio Cadamuro, socio storico della Delegazione Fisar di Orvieto. Ennio ha avuto una lunga carriera nella nostra Federazione, è stato Miglior Sommelier dell’Anno (2006), Delegato e Relatore. In questo momento infausto, tutta la Fisar si stringe al dolore della sua famiglia.”

Natale Ennio Cadamuro, di origini trevigiane, orvietano da diversi anni, proprio nella città del tufo ha frequentato il corso da sommelier. Atletico pensionato nel recente passato è stato arbitro internazionale di rugby vantando il singolare primato d’essere stato il primo giudice sportivo italiano convocato per i Campionati del Mondo di rugby nel 1991. “Smessi i panni del garante delle regole sportive e folgorato – lui, abituato al Prosecco e al Raboso Piave – da un possente Sangiovese umbro – si legge nella presentazione Fisar – negli anni ha approfondito la conoscenza dei nettari di Bacco con maniacale perfezione e dotta umiltà.”

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Così lo ricorda la Fisar Orvieto

E così la sera del 22 gennaio, all’ospedale di Trento dove era stato ricoverato nell’ultima speranza di una terapia efficace a combattere quel male che ormai da dieci anni lo minava, il nostro caro Natale Cadamuro, Ennio per tutti noi qui di Orvieto, se n’è andato o, come si usa dire nel gergo del rugby, ha passato la palla. Certo, il rugby: lui, trevigiano di famiglia (ma veneziano per lavoro, dirigente alla sede regionale dell’Enel), è stato prima di tutto un grande rugbista, per diventare il primo arbitro internazionale italiano di rugby. E dall’amore per il rugby è passato a quello per il vino: trasferitosi a Orvieto negli anni ’90, si è diplomato Sommelier FISAR nel 2005. Già l’anno dopo veniva eletto Sommelier dell’anno, un riconoscimento che questa Federazione concede al migliore professionista nel ramo, ma non solo per doti formali di conoscenza e di perfezione nel servizio, ma anche, e specialmente, per doti umane di comunicazione. Rugby e vino, due elementi di magnetica attrattività e condivisione, bellissime occasioni di piacere da insegnare anche agli altri. Così, da una parte, ricordiamo che esattamente 50 anni fa aveva fondato a Treviso la società di rugby Tarvisium (e quale il suo dispiacere, il mese scorso, di non poter essere presente nella sua città di nascita per le celebrazioni della ricorrenza!); e dall’altra, è noto a tutti gli associati FISAR di Orvieto come tutta la sua passione umana e professionale si sia estrinsecata nel formare sommelier che più o meno ogni triennio hanno conseguito l’agognato diploma. Le sue lezioni sui vini francesi, spagnoli e portoghesi sono rimaste memorabili per la continua ricerca di far interagire direttamente col territorio le menti ed i gusti dei discenti! Tantissimi i Sommelier Fisar di Orvieto che hanno avuto Ennio come maestro, quanti sono stati i rugbisti di Treviso e gli arbitri di rugby in tutta Italia: è grazie a lui che in questo momento ci sentiamo tutti uniti pur appartenendo a diverse famiglie, ma tutti coinvolti dalla medesima passione unitaria per le cose leali, per le cose buone, per le cose belle, per le cose che insomma uniscono. Ecco: unire è stato sempre il suo motto, non a caso partendo dallo sport che forse unisce più di tutti: così come è avvenuto con il vino, con studio e passione, insegnando con il fondamentale aiuto della sua grandezza umana molte cose che hanno sicuramente aumentato il nostro senso di responsabilità rispetto alla vita. Quella vita che gli è scappata via di mano per una brutta malattia che da più di dieci anni lo attaccava e si trasformava continuamente, cercando di colpire con più decisione il suo corpo sempre meno difendibile. Ma la sua difesa principale è stata sempre la ferrea volontà di continuare a vivere per continuare ad espandere le sue passioni con la sua bellissima famiglia, con gli amici, con tutti noi della FISAR. E per questo, come i compagni trevigiani del rugby, lo ricordiamo non solo con affetto, ma con vero e proprio amore pur nel dolore di una perdita così ingiusta.

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