Grazie, Padre Nicola, che la terra ti sia lieve

In silenzio, quasi a non voler disturbare, ci ha lasciati Padre Nicola Boccuzzo, mercedario, così come operava nel silenzio giorno dopo giorno in ospedale.  Era un uomo mite, con voce pacata, ma determinato, cocciuto, a volte ma sempre presente laddove la sofferenza era ed è quotidiana.  Tutti lo conoscevano come il sacerdote dell’ospedale e la sua missione la portava avanti con grande “com-partecipazione”.  Mai si è risparmiato e mai un malato veniva lasciato solo, senza una sguardo, una parola di conforto, senza una preghiera.  Volevi incontrare padre Nicola? Sicuramente lo trovavi in ospedale, ma non chiuso nel luogo di culto, trasformato giorno dopo giorno in vera Chiesa.  Lo trovavi in corsia, con il suo camice bianco d’ordinanza.  La domenica alla Santa Messa delle 9 era puntualissimo.  Accoglieva ogni fedele con un sorriso, un saluto, una parola.  L’omelia non era mai scontata e noiosa ma quello che dovrebbe essere, una riflessione intensa.

La creazione di una comunità nel luogo della sofferenza continuava al termine della cerimonia.  Ancora il tempo di parlare, un sorriso, i bambini che correvano verso il frigorifero perché un gelato era sempre disponibile, anche per qualche “bambino cresciuto”.  Un caffè veloce al bar dell’ospedale e poi il saluto perché doveva assolutamente andare dai “suoi” pazienti e non solo, anche da chi in ospedale lavorava, “perché i primi ad aver bisogno di conforto sono coloro che assistono alla sofferenza, che ogni tanto devono arrendersi alla malattia, al progetto di Dio”.  Ma quell’uomo mite diventava un leone se doveva combattere un’ingiustizia, un ritardo, la stupidità della burocrazia.  Allora partiva con le richieste di esami, visite  e informazioni bussando ad ogni porta finché non riusciva a trovare la soluzione.  Veniva fuori la sua anima irpina, combattiva, spigolosa e testarda, ma la soluzione al problema doveva venir fuori.

Giorno dopo giorno Padre Nicola aveva creato una comunità intorno alla Chiesa dell’ospedale.  E si notava con l’avvicinarsi del Natale.  Era il momento del presepe di cui andava orgoglioso.  Pezzo dopo pezzo lo portava in Chiesa per la rappresentazione della Natività.  E come si dispiaceva quando, e succedeva, spariva qualche statuina del presepe!  E la sera del 24 si arrivava infreddoliti in Chiesa.  Padre Nicola era lì pronto a scaldare i cuori.  Si disponeva il piccolissimo coro in un angolo.  Nel frattempo veniva distribuita la guida alla Santa Messa che aveva preparato, chissà quando e a che ora, personalmente e stampato per tutti.  Alla fine non mancavano i dolci natalizi e il vino per festeggiare tutti insieme, come una vera comunità.  Per Pasqua avveniva lo stesso “piccolo miracolo”.  La comunità tornava a riunirsi per pregare, cantare, riflettere stringendosi intorno a Padre Nicola che aveva preparato tutto nel dettaglio come fa l’ospite quando ha invitati a casa.

Un giorno, poi, Padre Nicola non era lì a celebrare la Santa Messa.  Era stranamente in ritardo.  No, era sofferente tra i sofferenti.  Aveva iniziato il suo personale viaggio nella malattia.  E’ tornato appena possibile nel “suo” ospedale, nella sua casa per continuare la missione ancora più determinato di prima.  “Dio mi ha offerto l’opportunità di conoscere dall’interno la sofferenza, il dolore, la malattia.  Ero pronto alla fine della vita terrena, ma Dio ha scelto diversamente forse perché devo ancora testimoniare”.  E ha testimoniato, non senza dolore.  E ha testimoniato anche quando all’improvviso i suoi superiori hanno deciso che era giunto il momento di lasciare Orvieto e di inviarlo a Roma.  Delusione, a tratti rabbia, ma mai una parola fuori luogo, sempre in linea con la promessa di obbedienza.  La malattia intanto continuava il suo terribile corso.

Gli ultimi mesi sono stati difficilissimi.  La malattia quotidianamente andava avanti ma finché ha potuto Padre Nicola ha continuato a testimoniare, anche con il silenzio forzato, utilizzando i social, sì, proprio lui, l’uomo legato alla tradizione, l’uomo spigoloso che non amava i compromessi al ribasso, aveva intuito e compreso l’importanza di questo strumento per essere prossimo anche da lontano.  Per le feste arrivava puntuale il suo messaggio, o meglio la sua riflessione.  Poi, anche i messaggi non sono arrivati più.  La malattia ha vinto, inesorabile, sull’uomo Nicola ma solo sull’uomo perché ora Padre Nicola è tornato alla Casa del Padre.  Al sottoscritto restano poche parole, “Grazie, grazie veramente Padre Nicola!”.

 

 

 

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1 Commento

  1. Ho avuto l’onore e il privilegio di conoscere Padre Nicola e di stargli vicino con piccoli aiuti nella capella dell’Ospedale di Orvieto ed in modo particolare con la mia adorabile moglie Rosita ci univa un affetto particolare . Il suo trasferimento a Roma ci ha lasciati spiazzati creando un vuoto incolmabile di tristezza . Oggi più che mai ti ricorderemo per sempre nei nostri cuori . Ciao Padre Nicola grande e sincero amico mio

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