Il governo approva l’ordine del giorno di Raffaele Nevi (FI) per la tutela di risparmiatori e dipendenti di CRO

C’è una piccola novità per quanto riguarda la Banca Popolare di Bari e il suo complesso piano di salvataggio messo a punto dal governo in collaborazione con Bankitalia.  I commissari stanno lavorando per rilanciare le attività bancarie, ristrutturare l’intera organizzazione, ad un piano di riduzione del personale del gruppo.  Nei giorni scorsi il sindacato aveva espresso preoccupazione ma ancora non sono ufficiali i numeri eventuali.  Anche sulla cessione della CRO è tutto in stand-by in attesa del closing ufficiale e soprattutto del via libera di Bankitalia.

Nel frattempo rimane aperta la questione dei risparmiatori che hanno acquistato azioni BPB negli scorsi anni.  In particolare ci si preoccupa per il futuro di quei clienti che hanno acquistato azioni presso le filiali della banca orvietana.  In caso di cessione verrebbe meno anche quel vincolo di controllo che potrebbe divenire anche morale, ma soprattutto le cause in via di discussione potrebbero anche influire nella definizione delle cifre per la cessione di CRO.  Il 21 gennaio il governo ha dato il via libera ad un ordine del giorno con primo firmatario Raffaele Nevi di Forza Italia che impegna l’esecutivo “ad adottare ogni iniziativa di competenza finalizzata a far sì che le operazioni finanziarie (omissis) qualora comportino il ricorso alla cessione di partecipazioni del capitale di società bancarie o finanziarie, sono realizzate attraverso progetti di ristrutturazione e rilancio industriale idonei a garantire la tutela dei risparmiatori e la massima salvaguardia dei livelli occupazionali delle società direttamente coinvolte, senza pregiudizio del valore territoriale della vicinanza e della relazione con il tessuto imprenditoriale e sociale di riferimento”.  Raffaele Nevi spiega che “con quest’ordine del giorno abbiamo ottenuto che il governo vigili sul prossimo futuro di CRO che ha una grande rilevanza per l’intera Provincia di Terni.  Sicuramente avrebbe avuto un peso maggiore l’emendamento che avevo presentato ma che è stato bocciato – spiega ancora Nevi –  ma è importante questo passaggio perché sicuramente da oggi ci sarà maggiore attenzione da parte di chi deve controllare gli istituti di credito”.

Come tutti gli ordini del giorno sono un impegno morale ma comunque un primo passo che, se da una parte sembra confermare che sia ad una passo la cessione di CRO, dall’altra si intravede un interesse per il territorio orvietano e della provincia di Terni più in generale.  E’ chiaro che solo dopo l’eventuale acquisizione in nuovi proprietari renderebbero pubblico il loro piano industriale e solo allora si potranno eventualmente aprire trattative ufficiali tra le parti sociali e con le amministrazioni locali per garantire, questo sì, un soft-landing, insomma una transizione morbida verso un futuro ancora tutto da vedere.    Il comparto bancario in generale è in fortissima trasformazione e in un momento di chiara difficoltà visti anche i margini ridottissimi con cui lavora.  Gli annunci di licenziamenti anche da parte di grandi gruppi, ben più solidi, in questi ultimi mesi si sono moltiplicati e anche in CRO potrebbe riverberarsi la crisi di settore da coniugare con le nuove opportunità derivanti dal forte impulso della digitalizzazione dei servizi bancari e finanziari.  Ci sono poi tutti gli strumenti che si utilizzano per gestire eventuali crisi occupazionali che potrebbero incidere fortemente su di un territorio già depresso come quello orvietano e ternano, ma di questo se ne potrà parlare solo nel momento in cui o gli attuali commissari o i nuovi proprietari decideranno quale futuro ci sarà per l’istituto di territorio.

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