La politica ha il difetto di tirare il sasso nello stagno e nascondere la mano

A qualcuno mancava la polemica politica?  Eccola servita.  A livello nazionale e locale, non c’è differenza.  Prima la solita premessa “non è il tempo della polemica perché dobbiamo essere tutti uniti per superare l’emergenza” e fin qui tutto bene.  Il problema viene dopo con la parolina “ma”.  Due lettere, m ed a, che cambiano tutta la prospettiva.  E’ vero, in emergenza non ci si deve dividere ma collaborare.  Coadiuvare chi è obbligato a scegliere perché in questo preciso momento ha la responsabilità di governare, piaccia o non piaccia.

Conte, Tesei e Tardani sono coloro che ora devono fare le scelte, piaccia o non piaccia.  Possono fare bene o sbagliare ma è così.  E allora la polemica sterile, quella tesa solo ad aprire fronti di scontro interistituzionali non si può ora accettare.  Non si può accettare quella che dice ma non dice, quella insomma di chi lancia il sasso nello stagno ma poi nasconde la mano. Non è il momento dei giochini e dei machiavellismi, che come tutti gli “ismi” spesso ha un’accezione negativa.

Manca troppo spesso la critica costruttiva e la controproposta documentata, studiata, altrimenti si torna alla critica sterile.  Certo, tutti vorremmo x mila euro al mese sul conto corrente, ma nella realtà non è possibile.  L’ascolto delle categorie produttive dovrebbe essere la strada maestra per poi mediarla con le disponibilità finanziarie dello Stato, della Regione, del Comune.  Studiare, studiare, studiare, prima di scrivere, questo è il must che dovrebbe valere sempre non solo in emergenza, ma ancor di più oggi.  Altrettanto fastidiosa è la vicinanza “pelosa”, di convenienza a chi fino al giorno prima si è combattuto in ogni modo, corretto e non solo.  La disponibilità a collaborare non deve essere confusa con l’allineamento d’idee, la democrazia vale sempre, anche in emergenza e in guerra, pur con i suoi tanti e spesso evidenti difetti.

Anche per la politica l’emergenza pandemia è una tragica novità ma non deve divenire un alibi per giustificare gli errori e per aprire polemiche che ora non servono e non sono utili al Paese.  Servono proposte, contrapposizioni su idee e progetti, studi, numeri e la scienza che deve anch’essa avere non tante voci ma una e autorevole.  Tutti dobbiamo lavorare per far uscire l’Italia dal tunnel della recessione in cui siamo già entrati e che nei prossimi mesi rischia di trasformarsi rapidamente in depressione se non si interviene tempestivamente per correggere la rotta prima che l’imbarcazione vada a naufragare sugli scogli che spesso non sono ben visibili ma a pelo d’acqua e solo un ottimo comandante può guidar l’Italia fuori dalle secche con soli danni collaterali, che non saranno pochi. Anche il più bravo dei comandanti però lavora in squadra ascoltando i consigli del team senza supponenza.  Manca questa fase, altrimenti l’Italia potrebbe essere un vero modello da seguire in tempi di emergenza e Orvieto non fa eccezione alla regola, ma la segue.

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