Nasce il gruppo Banca del Mezzogiorno-MCC con Cariorvieto controllata. Intanto il rilancio inizia con le chiusure delle filiali

E’ arrivato il via libera di Bankitalia alla creazione del Gruppo Bancario Mediocredito Centrale composto da Banca del Mezzogiorno-MCC, come capogruppo, e Banca Popolare di bari e Cassa di Risparmio di Orvieto come controllate.  Il gruppo, iscritto nell’apposito albo tenuto da Palazzo Koch, andrà a promuovere collaborazioni e sinergie tra banche e altri istituti finanziari del Sud Italia “abilitando gli investimenti evolutivi e collegando le comunità del mezzogiorno mediante partnership pubblico-privato”, è scritto nel comunicato di presentazione. Bernardo Mattarella, ad di gruppo MCC, ha sottolineato che “la nascita del gruppo arriva a conclusione di un percorso molto complesso ed è un passo fondamentale nel consolidamento della nostra azione a sostegno delle famiglie e delle imprese”.  Per Giampiero Bergami, ad di Banca Popolare di Bari, “la banca potrà finalmente porsi come motore di un nuovo sviluppo del territorio capace di valorizzare le sue risorse ed essere parte attiva del progresso.  Il nostro obiettivo – conclude Bergami – non è solo il rilancio dell’istituto, ma anche quello del tessuto economico e sociale del Paese”.

Anche CRO, dunque entra a far parte del gruppo MCC a pieno titolo e molto probabilmente i risvolti non saranno positivi dal punto di vista delle filiali, di cui abbiamo già ampiamente discusso, e del personale.  Se è vero che 6 filiali vengono chiuse, altre 9 diverranno cashless e il personale laddove possibile e a saldo neutro, verrà ricollocato e gli altri?  D’altronde l’accordo firmato tra le parti dalla capogruppo di Bari prevede un consistente numero di esuberi ed Orvieto è stata all’epoca esclusa perché posta in vendita dai Commissari.  Il nuovo cda ha deciso di mantenere l’attuale assetto e quindi anche CariOrvieto nel perimetro ma questo porterà, sempre secondo rumors, ad una rimodulazione del piano degli esuberi che tenga conto anche della banca orvietana e del suo personale.

Rilancio del territorio, dunque, ma senza un occhio attento al valore sociale delle filiali e dei costi che negli ultimi anni ha dovuto sopportare un territorio dove risorse sono state drenate senza che poi abbia potuto avere “ristori” e investimenti consistenti a livello locale.

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