“Oltre la cortina, L’arte di Jan Macko tra Praga e Orvieto”, A Palazzo dei Sette dal 2 al 17 febbraio

Nell’estate 2017 ci lascia prematuramente Jan Macko, ingegnere ma soprattutto pittore, la sua grande passione.  Macko ha coltivato la pittura per tutta la vita e Orvieto lo vuole ricordare con una mostra da 2 al 17 febbraio al Palazzo dei Sette. Sono oltre 70 le opere esposte per l’occasione nelle sale del Palazzo Dei Sette che già lo videro protagonista in due personali nel 2001 e nel 2014,  Visitando l mostra si percorrerà la vita di Jan Macko partendo dai suoi dipinti giovanili dei primi anni ’70, realizzati a Praga, per arrivare a Orvieto, fino agli ultimi anni.  L’inaugurazione della mostra, patrocinata dal Comune di Orvieto, si terrà il 2 febbraio alle 17,30. Interverranno l’assessore alla cultura, Alessandra Cannistrà, il presidente ISAO, Alberto Satolli, Donato Catamo e Aldo Lo Presti.  Durante la presentazione suonerà il “Trio Improvviso” con Andrea Macko, violino, Ambra Chiara Michelangeli, viola e Jacopo Mosesso, violoncello. 
Appuntamento, dunque, il 2 febbraio per visitare “Oltre la cortina. L’arte di Jan Macko tra Praga e Orvieto”, un titolo dal duplice significato: da una parte è chiaro il riferimento alla biografia di Macko che, all’inizio degli anni ’80 attraversò la cortina di ferro per trasferirsi in Italia; dall’altra richiama il suo focalismo, una tecnica che, mettendo in risalto un punto ben preciso all’interno del paesaggio o del soggetto ritratto attraverso l’utilizzo di colori accesi e contorni ben definiti, buca la cortina di nebbia che sembra pervadere il resto del dipinto e che caratterizza, in un certo senso, il modo in cui vediamo le cose. Lo stesso artista ha spiegato, “quando guardiamo una scena, l’occhio non cattura tutti i particolari compresi nel campo visivo, ma si concentra su un’area molto ristretta compresa attorno al punto che stiamo fissando,  Sono poi i continui ed inavvertibili movimenti oculari a spostare continuamente il punto di osservazione per permettere di ricostruire un’immagine più ampia e particolareggiata della scena.” E’ quasi un parallelo con la condizione esistenziale vissuta dall’artista nella Cecoslovacchia degli anni ’70 e in particolare nell’ambiente universitario in cui il pittore mosse i primi passi: qui la creatività, tanto quella individuale quanto quella collettiva, riusciva ad emergere nelle forme più svariate nonostante il pesante giogo del regime comunista. L’arte riusciva dunque a farsi strada tra i meandri di quella società chiusa ed oppressiva, superando la cortina e vincendo, almeno idealmente, sulla politica.
 Spiega l’assessore alla cultura, Alessandra Cannistrà: “Nell’intenzione di Etilia Stella Macko -che insieme ai figli Andrea e Michele, e a Jozef Macko, fratello di Jan, ha curato la mostra proponendola all’amministrazione che l’ha accolta e promossa con autentica partecipazione- questa antologica ripercorre l’intensa produzione artistica di Jan Macko, la sua esperienza di ‘combattente’ per la libera espressione della creatività in un contesto storico di difficile affermazione. Ma vuole anche restituire il senso di un legame profondo con la città che ha amato e scelto come luogo di vita e arte. 
La mostra diventa così un percorso di interpretazione che arricchisce di nuove iconografie l’immagine di Orvieto attraverso un linguaggio consapevole delle esperienze europee del Novecento, da Paul Cézanne al Der Blau Reiter, fino a Vasilij Kandinskij, ma che mantiene un legame solido con la realtà e la fiducia nella verità della percezione. 
La sequenza delle sue opere ci offre l’opportunità di riconoscere in Macko un interprete appassionato, un testimone sensibile della bellezza di una città che scelse come luogo e come soggetto privilegiato della sua espressione artistica, un senso speciale: il senso di Macko per Orvieto”.    
La mostra può essere visitata con INGRESSO GRATUITO  dal Lunedì al Venerdì (10:30 / 16:30) e il Sabato e Domenica (10:30 / 14:00 e 16:00 / 19:30)

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