Orvieto perde Anna Feliziola, storica sarta del Corteo Storico

Incontrarla per le vie del centro storico di Orvieto, carica di buste della spesa, e non fermarsi a parlare con lei era praticamente impossibile. Sempre sorridente, allegra, cordiale, sempre pronta a dare una mano a chi ne aveva bisogno, sempre di corsa ma sempre disponibile per quattro chiacchiere.

Il sorriso di Anna Feliziola, 81 anni, si è spento nella domenica delle Palme, 5 aprile, presso la residenza “Non ti scordar di me” di Castel Giorgio dove da anni era ospitata a causa di una lunga e complicata malattia. Persona eccezionale, grande lavoratrice, sempre attenta alla sua famiglia, ai figli, ai nipoti, sempre circondata da allegria e simpatia, in tanti ricordano i suoi pranzi nel garage di casa dove era presente sempre un numero pressoché imprecisato di persone.

Dedita a mille e più attività, tra le tante quella che più l’aveva fatta conoscere alla città passava per lo storico suo impegno come sarta del Corteo Storico della Città di Orvieto. Anna Feliziola faceva parte di quel gruppo di sarte che praticamente dall’inizio della storia del Corteo si occupava di ogni manutenzione sartoriale necessaria ai costumi. A guidarle tutte c’era la signora Lea Pacini, la madre del Corteo che lei stessa inventò dal nulla nel 1951 sollecitata dall’allora vescovo monsignor Francesco Pieri. E sotto la guida della signora Pacini le migliori sarte di Orvieto, vennero reclutate per cucire, riparare, creare, mettere in ordine, ma non solo, poiché l’uscita del Corteo, attualmente con oltre 400 figuranti, potrebbe aver bisogno delle sarte anche un minuto prima del “via si parte”.

Molti ricordano Anna proprio per la sua dedizione al Corteo, per la precisione, per l’impeccabile suo apporto al gruppo sarte, per il rapporto, schietto, che aveva con la signora Pacini che spesso proprio in Anna trovava aiuto a tutte le ore, in qualsiasi giorno. Si cominciava intorno alla fine del mese di marzo e si andava avanti poi, a ridosso dell’uscita, senza soste e proprio Anna, così come le altre sarte, era solita portare quando una crostata, quando pizza, quando panini, nei lunghi pomeriggi che tutto lo staff era solito trascorrere nel sistemare i costumi e al grido “donne!” della signora Pacini si passava dalla merenda al lavoro a testa bassa con ago e filo, alle macchine da cucire, al ricamo, insomma a tutto quello che c’era da fare per consentire ai figuranti di uscire in modo curato, perfetto, impeccabile. Un lavoro a lei carissimo che però aveva dovuto lasciare quando la salute ormai divenuta incerta aveva cominciato a rallentarne la vitalità.

Negli ultimi anni l’incedere inesorabile della malattia che la affliggeva, l’aveva purtroppo costretta al silenzio, lei che parlava sempre, sempre a voce alta, sempre vitale e coinvolgente. Il marito Pietro, i figli Alessandra e Enrico, e con loro gli amatissimi nipoti, le sono stati sempre accanto, con grande amore e dedizione ma non potranno però darle l’ultimo saluto come avrebbero voluto poiché in ottemperanza del Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri tutte le celebrazioni religiose pubbliche sono vietate almeno fino al 13 aprile.

 

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