Ospedale in vendita ma poi le risorse come verranno spese e chi controllerà?

Ci siamo, forse, per la vendita dell’ex-ospedale e dell’ex-pediatria per un totale di base d’asta di 4,45 milioni di euro, oltre eventuali aumenti.  A metà novembre si saprà se arriveranno offerte e pochi giorni dopo l’assegnazione.  La destinazione ad albergo di lusso, un 5 stelle, non è stata messa in discussione perché serve ad Orvieto un hotel di stile, di lusso che attiri una clientela con disponibilità economiche sopra le media.  Indubbiamente la nascita di un albergo di questo tipo potrebbe anche favorire un rinnovamento e miglioramento delle altre strutture alberghiere presenti nel centro storico, con un effetto leva di valore per tutta la città. 

Ma permangono alcuni dubbi in merito ai soldi che andrà, probabilmente, ad incassare la USL2.  Secondo accordi ogni soldo derivante dalla vendita dei due cespiti deve essere speso per la sanità orvietana. Gli effetti positivi per il comparto sono indubbi.  Intanto si potrebbe investire in attrezzature ospedaliere, pianificare finalmente un ingresso di personale medico e infermieristico ma soprattutto dotare la città di una struttura sanitaria di territorio seria e funzionale.  Negli accordi c’è la costruzione del Palazzo della Salute all’interno della ex-caserma Piave, ancora un palazzo ex, purtroppo, che a Orvieto difficilmente si riesce a trasformare in opportunità di crescita.  Con il Palazzo della Salute la ASL2 andrebbe a risparmiare sugli affitti di vari immobili in città e libererebbe l’attuale sede di via Postierla, scomoda e che potrebbe essere rifunzionalizzata in case da destinare all’edilizia residenziale popolare ridando smalto al centro storico.  Poche famiglie, certamente, ma sarebbe un segnale di inversione non da poco.  Ma torniamo ai risparmi.  Con i denari risparmiati si potrebbe investire in personale per dare nuovo impulso al nosocomio che già oggi è fortemente proiettato verso il viterbese rispondendo alla domanda di sanità della Tuscia.   Anche logisticamente il nuovo Palazzo della Salute nella Piave sarebbe di grande vantaggio per gli utenti che non dovranno più organizzare e pianificare una normale visita con giorni di anticipo per la mancanza di spazi adeguati nell’attuale sede di via Postierla.  E’ vero ci sono criticità nell’area della Piave ma tutte superabili se viene fatto un buon lavoro.

Ma la domanda delle domande è chi controlla e chi stabilisce le priorità di spesa?  Questo è il nodo fondamentale da sciogliere e la partita vera che deve essere giocata in maniera tattica perfetta dalla futura amministrazione per non perdere anche questo ultimo e esclusivo treno per un comparto così importante come la sanità.  Non è più il tempo del “fidiamoci” oppure “è scritto quindi sarà così” perché nessuno può assicurare se non un controllo attento, pignolo su ogni centesimo speso di un capitale che andrà nel calderone del bilancio generale della ASL2 e quindi con un alto rischio che vada a perdersi verso altri lidi.

Non deve essere così perché al territorio orvietano serve una sanità pienamente funzionante che riesca a dare risposte in particolare per le patologie tempo-dipendenti vista la distanza dalle altre strutture regionali e interregionali.  Serve una sanità per rispondere alle possibili emergenze stradali e ferroviarie; serve una sanità funzionante per dare risposte certe ai cittadini più deboli, anziani e bambini; serve una sanità funzionante perché è un diritto inalienabile e anche un’opportunità di sviluppo economico sia per l’ente pubblico che per la città soprattutto se intorno all’ospedale si creano strutture pubbliche e/o private per le lungodegenze e le riabilitazioni.  Ecco come da una presunta perdita, la vendita di un immobile di pregio in piazza Duomo, si può creare valore sociale e anche economico ma il controllore deve essere un Cerbero pronto a puntare i piedi e protestare ad ogni decisione non vantaggiosa per Orvieto.

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