Palombella 2020. Emozioni e ricordi di una festa-non-festa

Quella di domenica 31 maggio, è stata per la città del Duomo, una Palombella sicuramente diversa da come Orvieto era abituata a vivere la domenica di Pentecoste; una festa-non-festa che però ha saputo regalare emozioni e condividere gioia per una ripartenza in cui tutti credono e sperano. Nonostante i divieti, nonostante le tante disposizioni da rispettare e le indicazioni da osservare, Orvieto ha festeggiato comunque la Palombella.

La giornata della Orvieto più bella, in tempo di lotta al contagio Covid-19, è cominciata però con una nota stonata: nella notte tra sabato e domenica è stata rubata una delle bandiere dei quattro quartieri, quella del Santa Maria della Stella, esposte, durante le festività, all’esterno della chiesa di San Giuseppe. Una bravata, probabilmente, un gesto però che ha fatto arrabbiare la città, già provata e privata di tutte le feste della tradizione che nei giorni scorsi aveva deciso comunque di affiggere i grandi stendardi e addobbarsi a festa comunque. L’appello del Comitato Cittadino dei Quartieri è chiaro: “Oltre a condannare il gesto – dicono dal comitato – vorremmo fare un appello a chi si è tanto prodigato nel rubarla. Si tratta di un dono realizzato a mano con una tecnica particolare, che ci ha regalato una cara amica del Comitato. Ti chiediamo la restituzione di quanto hai preso, perché non puoi capire il significato e il ricordo che porta con sé, quello che ci hai tolto.”

A rendere meno triste la giornata orfana del volo della colomba, ci ha pensato il Touring Club Italiano, d’intesa con l’Opera del Duomo di Orvieto e la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria, che a mezzogiorno in punto, ovvero in luogo dello scoppio dei mortaretti e del via alla discesa della raggiera con la Palombella, ha rilasciato una premiere del video “Il volo della colomba. La tradizione che vive il tempo”. Realizzato dalla Soprintendenza Umbria, il filmato ha regalato un inedito punto di osservazione grazie al volo di un drone, sul percorso che ogni anno, da secoli, porta la colomba dalla sommità della Chiesa di San Francesco fino alla Cattedrale di Santa Maria Assunta. Ma gli orvietani hanno voluto comunque rispettare la tradizione della consegna della colomba e nella mancanza della “vera” festa hanno voluto attribuire a questo gesto ancor più significato e anziché affidare la colomba alle cure dell’ultima coppia di sposi unita in matrimonio in Diocesi, hanno voluto scegliere quali affidatari i medici e gli infermieri del reparto di Terapia Intensiva del “Santa Maria della Stella” di Orvieto, e per loro tramite tutti gli operatori sanitari d’Italia.

“È stato emozionante vedere consegnare la colomba bianca ai medici e agli infermieri del nostro ospedale, ma idealmente a tutti gli operatori sanitari d’Italia – le parole della sindaca Roberta Tardani che ieri ha partecipato in rappresentanza della città alla santa messa di Pentecoste officiata in cattedrale dal vescovo Benedetto Tuzia. Accanto a lei il presidente dell’Opera del Duomo, Gianfelice Bellesini e il presidente del consiglio comunale Umberto Garbini.

“Ho rivisto la paura e la preoccupazione, il dolore, la speranza e la gioia provata a ogni guarigione – ha aggiunto – e quel senso di comunità che ho avvertito in maniera forte. A loro va il nostro ringraziamento per quanto fatto e per la speranza che ci hanno donato di cui la Palombella oggi è di buon auspicio. In questa festa ci sono mancati alcuni rituali, alcuni appuntamenti, alcune abitudini ma come spesso accade è proprio nell’assenza che abbiamo capito quanto fosse forte in noi l’identità e lo spirito di comunità. Valori che sono patrimonio comune e non vanno dati per scontati. Per questo – ha voluto anche lei lanciare il suo appello – è ancora più deprecabile il gesto commesso la notte scorsa da chi ha rubato dalla chiesa di San Giuseppe una delle bandiere dei quartieri della città, uno dei simboli della nostra identità. Chiunque tu sia, ti invito a parlare con i tuoi genitori, con i tuoi parenti, con gli amici, con il vicino di casa e farti raccontare cosa sono le nostre tradizioni. Capiresti la stupidaggine che hai fatto, il torto che hai fatto alla città e non servirebbe nemmeno chiederti di restituire quello che hai sottratto.”

 

 

 

 

 

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