Parco Culturale dell’Alfina, iniziano a farsi sentire i contrari e quelli che temono per i loro beni

In silenzio, piano piano va avanti il progetto di Parco Culturale dell’Alfina, che andrebbe a incidere nell’area che va da Sugano fino a Castel Giorgio e Castel Viscardo.  L’idea è nata da alcune decine di residenti che vogliono tutelare la zona da impianti di colture intensive.  Infatti proprio nell’area si sta piantumando una coltivazione boschiva.  Alcuni residenti temono per l’equilibrio dell’ecosistema ed allora hanno iniziato a manifestare e soprattutto a inviare esposti e appelli.

Alla fine anche il Comune di Orvieto ha deciso di agire ed ha iniziato a pensare alla creazione del Parco Culturale. E’ nel Prg e, come spiegato in un comunicato del 2017, “il Parco Culturale è uno strumento utile per accrescere il livello di responsabilità, per produrre buone pratiche, nuove consapevolezze, nuove regole di approccio al governo delle trasformazioni urbane e territoriali aprendo le porte alla cooperazione, alla partecipazione, alla concertazione, al partenariato interistituzionale pubblico-privato, in sintesi, all’attitudine a “fare sistema”.  Attraverso questo strumento, per mezzo del quale si intendono promuovere politiche di sviluppo centrate sulla identità locale e in grado di valorizzare le risorse territoriali e di integrarle con la promozione turistica, si vuole:

– assegnare visibilità a tutti i beni culturali e ambientali;

– diversificare e ampliare le attuali tipologie di frequentazione turistica, potenziando anche le infrastrutture;

– valorizzare tutte quelle attività compatibili con l’immagine complessiva della città e del territorio.

Lo Sviluppo Nella Tutela è dunque la sfida da affrontare per incentivare la diversificazione economica del territorio affermando un modello di turismo fondato su una forte integrazione con le risorse del territorio: storia, natura, cultura locale, paesaggio agrario, enogastronomia.  L’obiettivo è incentivare lo sviluppo economico e turistico, attraverso un modello ecosostenibile che dia impulso alla localizzazione e alla fruizione delle strutture senza compromettere i valori storici archeologici ed ambientali e che valorizzi le risorse territoriali (naturali, storiche, del territorio, del paesaggio agrario, delle produzioni agricole, ecc).

In queste ultime settimane, però, si sono mosse le realtà contrarie, tante, a partire dai proprietari dei terreni e dei casali dell’area fino alle associazioni venatorie come Federcaccia che per bocca dei responsabili delle sezioni di Castel Giorgio e Castel Viscardo, rispettivamente Gabriele Anselmi e Massimo Tiracorrendo, hanno sottolineato che “la salvaguardia è l’impegno primario che mobilita e unisce quanti, a vario titolo e in varie forme, agiscono nel territorio. Come rappresentanti delle nostre sezioni abbiamo partecipato agli incontri con le altre associazioni venatorie del territorio ed è emersa una evidente unità nel sollecitare una maggiore condivisione del progetto del Parco Culturale dell’Alfina con tutte le categorie e gli operatori coinvolti, dagli agricoltori, alle associazioni locali, ai cittadini della zona.  Restiamo convinti che la salvaguardia del territorio debba proprio partire da un agire comune che possa rispettare tutte le sensibilità. L’unità mostrata dalle associazioni venatorie ne è l’esempio e su quella strada, senza scatti in avanti, si deve proseguire insieme agli agricoltori e a chi vive nell’area interessata dal Parco. Con altrettanta convinzione rinnoviamo la disponibilità a continuare questo dialogo fiduciosi che si possa trovare l’adeguata sintesi che tuteli il territorio dell’Alfina da ogni forma di compromissione”.

Nettamente contrari gli agricoltori e i proprietari di fondi che temono la forte contrazione del valore economico dei loro beni se venisse confermato nella totalità il progetto iniziale con tutte le limitazioni previste.

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