Per uscire dalla crisi servono marketing, innovazione e squadra invece siamo fermi ancora ai parcheggi in centro

Ogni Centro commerciale, che sia naturale come quello del nostro centro storico oppure realizzato ad hoc come quello della Coop, deve avere una sua cabina di regia e un suo piano degli investimenti calibrato in base al suo mercato potenziale e alla offerta merceologica che ne deve conseguire.

Chi sono allora i potenziali clienti dei commercianti del centro storico di Orvieto?

  1. I residenti stessi
  2. I turisti
  3. Gli abitanti delle zone limitrofe
  4. Il mondo dell’e-commerce

Finora di fronte alla crisi si è posta l’attenzione esclusivamente sul terzo punto. La ricetta da molti suggerita sarebbe quella di consentire una maggiore e libera circolazione e facilità di parcheggio per coloro che salgono a Orvieto. Questione da risolvere facilmente attraverso un giusto compromesso rispetto alla tutela e valorizzazione del tessuto urbano storico.  Nessuno sembra colpito o interessato, però, dai ritardi o addirittura dall’ignoranza del sistema orvietano rispetto gli altri segmenti che compongono oggi lo scenario del mercato.

Solo il rifiorire dell’artigianato e la sua post produzione potrà salvare il commercio a Orvieto.  Ne è un esempio oggi Vetrya che produce e vende beni immateriali in tutto il mondo e lo era la ditta Gualverio Michelangeli che negli anni ottanta produceva e vendeva beni materiali in tutto il mondo. Oggi dovremmo riprendere i Gonfaloni delle corporazioni dei mestieri che sfilano durante il nostro corteo storico a giugno per farli rivivere non come mera rievocazione storica o folcloristica, ma come idea di un progetto industriale sul quale costruire un pezzo di sviluppo economico della nostra città nel ventunesimo secolo complementare al turismo di cui maggiormente vive la popolazione attiva di Orvieto. Certo ci vogliono gli artigiani, i post-commercianti e un sistema politico locale che facciano squadra. Le risorse finanziarie ci sono e molte si possono trovare tra quelle messe a disposizione dall’UE.

In altre parole sviluppare il brand della manifattura, dell’enogastronomia e della produzione culturale attraverso una filiera che vada dalla Bottega fino agli scatoloni di Amazon in giro per il mondo.

Macchè siamo fermi ,invece, da vent’ anni, ad accapigliarci su una ventina di posti macchina da mantenere o meno a Piazza del Popolo ovvero là dove parcheggiano i titolari dei limitrofi esercizi.

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