Si è dimesso il vice-sindaco di Orvieto Angelo Ranchino. Parte il toto-assessore nella Lega

La notizia era nell’aria da tempo, ora è arrivata la conferma.  Il vice-sindaco Angelo Ranchino ha rassegnato la dimissioni.  Si apre di fatto, una crisi istituzionale seria perché Ranchino ha rappresentato un punto di equilibrio tra l’ala più dura e pura e quella del dialogo del partito di Salvini. Solo lo scorso 30 gennaio sul proprio profilo FB lo stesso Ranchino postava il significato del sostantivo femminile “oligarchia”, un ulteriore segnale dello strappo che poi si è consumato il 19 febbraio nelle prime ore della mattina.

Ora la maggioranza dovrà per forza trovare una nuova quadra al suo interno e andare a sostituire non solo un assessore ma il vice-sindaco.  Nel frattempo i vari gruppi di maggioranza sono mutati nei rapporti e nei numeri.  La Lega ha perso il consigliere Stefano Olimpieri, mentre il gruppo Progetto Orvieto ha perso Beatrice Casasole passata con Fratelli d’Italia.  Il rimpasto potrebbe essere dietro l’angolo anche perché i malumori nella Lega non sono più tanto nascosti così come quelli del partito guidato da Umberto Garbini (FdI) che con due consiglieri non ha rappresentanza in giunta.

Gli attuali equilibri vedono in quota Lega gli assessori Ranchino, dimissionario, Luciani e Sartini; in quota Progetto Orvieto la sindaco Roberta Tardani e Carlo Moscatelli; in quota Forza Italia l’assessore Piergiorgio Pizzo. Ma ora?  Potrebbe non trattarsi di una sostituzione, già di per se complessa, ma addirittura di un piccolo rimpasto anche per rispettare i nuovi equilibri interni in seno alla maggioranza di consiglio.  Papabili?  Difficile definire un profilo e leggere le intenzioni del sindaco che con questo scossone potrebbe non essere più così sicura di poter decidere quasi da sola.  Certamente l’attuale capo-gruppo della Lega, Andrea Sacripanti, all’epoca della vittoria dato come sicuro vice-sindaco, potrebbe ora tornare in gioco ma non è poi così scontato.  Andare a pescare tra i non eletti? Già fatto e i malumori non sono mancati.  La soluzione potrebbe passare da una persona esterna di altissimo profilo che però vorrà sicuramente avere le mani libere almeno nelle sue deleghe, cosa difficile.  Allora urge un rimpasto vero e un nuovo patto di maggioranza per arrivare con nuovo sprint a fine legislatura e puntare ad un nuovo mandato, altrimenti si rischia un continuo clima di tensione che bene non fa alla città soprattutto dopo l’emergenza covid.

 

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