Umbria quasi tutta “Rossa”, stop a scuole e sport, no agli spostamenti e alla caccia

Alla luce dell’aumento del numero di casi Covid in alcuni territori umbri, nonché l’accertata circolazione nel territorio regionale di due varianti del virus, la Sanità umbra, sentito il parere del Comitato tecnico scientifico regionale e nazionale e seguendo anche le indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità previste per questa tipologia di casi, ha delineato i provvedimenti inseriti, a seguito dell’interlocuzione con il Ministro della Salute, in una Ordinanza che prevede da lunedì 8 sino a domenica 21 febbraio misure restrittive (riconducibili a quelle previste nel Dpcm del 14 gennaio per la Fascia Rossa che sarà “rafforzata”) che riguarderanno tutti i Comuni della provincia di Perugia nonché Amelia, Attigliano, Calvi dell’Umbria, Lugnano in Teverina, Montegabbione, San Venanzo in provincia di Terni.

Per tutto il restante territorio regionale rimangono in vigore i provvedimenti previsti nel medesimo Dpcm per la Fascia Arancione già in essere, ai quali si aggiungono due provvedimenti in ambito sportivo successivamente specificati.

L’Ordinanza, oltre alle norme Dpcm della Fascia Rossa, prevede che nei comuni sopra specificati saranno sospesi tutti i servizi socioeducativi per la prima infanzia – fino a 36 mesi di età –   pubblici e privati e i servizi educativi delle scuole dell’infanzia, statali e paritarie, mentre le classi delle scuole primarie, secondarie di primo e secondo grado, statali e paritarie, svolgeranno esclusivamente le lezioni con modalità a distanza (dad). Resta salva la possibilità di svolgere attività in presenza qualora sia necessario l’uso di laboratori o in ragione di mantenere una relazione educativa che realizzi l’effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali.

Negli stessi comuni è disposto il divieto di consumazione di alimenti e bevande all’aperto nei luoghi pubblici ed aperti al pubblico, per l’intera giornata; il divieto di distribuzione di alimenti e bevande, mediante sistemi automatici (distributori automatici), che affacciano nelle pubbliche vie per l’intera giornata; il divieto di svolgimento delle attività sportive e ludiche di gruppo, nei parchi ed aree verdi, nonché il divieto di utilizzo delle aree gioco dei medesimi.

Inoltre per le medesime zone non valgono le disposizioni dell’Ordinanza del 22 gennaio 2021 numero 7 di cui all’articolo 1, commi 3 e 4, ed agli articoli 4 e 5, in merito all’attività svolta dalle associazioni e circoli ricreativi e culturali. Infine, non sono consentite le attività venatorie.

Per tutto il territorio regionale, invece, sono sospese le attività di gare e competizioni riconosciute di interesse regionale, provinciale o locale dal Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI), dal Comitato Italiano Paralimpico (CIP) e dalle rispettive federazioni sportive nazionali, discipline sportive associate, enti di promozione sportiva, in relazione agli sport di squadra e di contatto nonché lo svolgimento degli allenamenti e preparazione atletica anche in forma individuale sia al chiuso che in spazi aperti, per gli atleti che militano nelle società e nelle associazioni dilettantistiche ed amatoriali degli sport di squadra e di contatto (nelle zone a maggiore restrizione – i comuni dunque sopra indicati – sono vietati allenamenti e preparazione anche per gli sport le cui attività di gare e competizioni siano temporaneamente sospese in base ai provvedimenti e disposizioni delle rispettive federazioni sportive nazionali, discipline sportive associate, enti di promozione sportiva).

Il provvedimento sarà suscettibile di modificazioni in ragione dell’eventuale mutamento delle condizioni epidemiologiche.

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2 Commenti

  1. Perché non scrivete il vero motivo? E cioè, siamo in zona rossa perché i nostri amati dirigenti politici non hanno ritenuto di investire sulle terapie intensive? Sarebbe stato impossibile allestirne ad Orvieto, per esempio? Stiamo in zona rossa perché abbiamo degli incapaci, ecco la verità.

    • Gentile Stefano, le terapie intensive in questi mesi sono effettivamente aumentate. Sicuramente partivamo da un numero limitato anche in situazioni normali, figuriamoci in emergenza. a Orvieto i posti di terapia intensiva sono cresciuti. Quello che manca è il personale specializzato e qui c’è un ritardo generale, non solo umbro, sulla formazione e sui concorsi. Sui contagi, invece, ritengo che gran parte della responsabilità è di ognuno di noi, dei suoi comportamenti quotidiani e non di chi governa che ha messo in campo restrizioni anche esagerate, magari, ma ci sono. Mancano i controlli, questo è vero, ma in un Paese civile i controlli quasi non dovrebbero servire visto che le regole servono per preservare la propria salute e quella dei propri cari.

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