Unitre presenta tra aprile e maggio sul canale youtube un nuovo ciclo con Raffaele Davanzo, “architetture coloniali”

Dopo il consenso dello scorso anno accademico, UNITRE Orvieto affida nuovamente a Raffaele Davanzo, architetto ed esperto di storia ed estetica, un percorso didattico dedicato all’architettura, ed in particolare alle “Architetture coloniali”. Interessante e particolarmente originale il tema prescelto: verrà declinato in tre incontri che saranno fruibili sul canale ufficiale YouTube Unitre. Il primo, attualmente in preparazione, sarà pubblicato fra pochissimi giorni, previo puntuale avviso.
Il programma è così articolato:
1. ROMA ANTICA E L’ITALIA DEL PRIMO NOVECENTO
Quando parliamo di architetture coloniali non sempre ci troviamo di fronte all’imposizione, nei territori dominati, di una forte ed eloquente immagine del potere della madrepatria: anzi, in moltissimi casi queste architetture sono riuscite ad unificare, in sintesi creative del tutto efficaci nella loro novità, registri e repertori nati da culture ben distanti nello spazio ma anche nel tempo. Questi concetti saranno espressi con alcuni esempi: da una parte, con le quasi-classiche architetture romane in Africa settentrionale e, saltando 17 o 18 secoli, con quelle italiane in Libia e nel Dodecaneso (ma anche nel Corno d’Africa), che contribuirono alla costruzione di un’idea di mediterraneità destinata a influenzare la ricerca dell’architettura razionalista.
2. L’AMERICA SETTENTRIONALE E CENTRALE, L’IMPERO INGLESE E QUELLO SPAGNOLO
L’America settentrionale fu davvero un terreno vergine dove gli inglesi poterono replicare il loro perfetto mondo palladiano: la villa-fattoria che le classi privilegiate, la cui ricchezza si basava sulla proprietà terriera, avevano mutuato dall’immagine dei territori veneziani di due secoli prima. Questa classicità palladiana verrà poi ripresa, ma in chiave di libertà repubblicana, dagli appena costituiti Stati Uniti d’America: il Nuovo Mondo si doveva costruire solo attraverso la razionalità e la bellezza. Diverso invece fu l’atteggiamento della Spagna a contatto col grande impero degli Aztechi e la sua cultura: dopo un inizio caratterizzato anche dall’invenzione di grandi strutture aperte che permettessero l’evangelizzazione di enormi masse di indigeni, si passò, specialmente al di fuori di Città del Messico centro del potere, ad una riuscita simbiosi tra le artigianali ingenuità indigene e le tipologie barocche della madrepatria.
3. L’AMERICA MERIDIONALE E L’ASIA
L’obiettivo sarà puntato sull’altro grande comparto imperiale su cui si stabilì il dominio spagnolo, cioè l’Impero degli Inca in Perù, Colombia, Ecuador, Cile e Bolivia. Anche in questo caso l’integrazione fra elementi colti e popolari fu varia e con grandi differenze fra le capitali, Lima e Cuzco, e l’altopiano boliviano. Infine, le incredibili architetture antisismiche spagnole nelle Filippine, e l’architettura barocca, pienamente europea e senza influssi indigeni, delle colonie portoghesi in Brasile, in India e in Cina.

RAFFAELE DAVANZO, architetto, è attualmente presidente dell’Istituto Storico Artistico Orvietano, mentre precedentemente ha svolto il ruolo di funzionario ispettore di zona del Ministero per i Beni Culturali per la zona meridionale dell’Umbria, dirigendo anche numerosi cantieri di restauro tra cui quelli del Duomo di Orvieto, di S. Fortunato e della Consolazione a Todi, del monumento de Bray di Arnolfo di Cambio. Ha collaborato con la Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto per la redazione dei capitoli inerenti l’architettura e l’urbanistica di vari volumi della “Storia di Orvieto”. Ha pubblicato numerosi saggi: tra gli altri, sul Pozzo di san Patrizio, sull’architetto medievale Angelo da Orvieto, e su numerose chiese umbre tra cui S. Maria in Camuccia a Todi, S. Giovenale, S. Domenico e S. Lorenzo in vineis ad Orvieto.

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