Franco R. Barbabella, “il Servizio Idrico fa acqua dentro la bolla di propaganda dei gruppi di maggioranza”

Con argomentazioni diverse ma convergenti i gruppi di minoranza presenti in Consiglio nella riunione dello scorso 13 novembre hanno votato contro la delibera con cui la maggioranza proponeva di approvare le modifiche allo statuto del SII, il Servizio Idrico Integrato.

Dal mio punto di vista, quelle modifiche, mentre superano articoli pessimi, quelli che hanno consentito al vecchio CdA di chiedere ai Comuni di ripianare per quota parte debiti per 16 milioni, nella sostanza sono la montagna che partorisce il topolino, un maquillage, che rinvia il vero problema, che è come passare da una gestione in perdita ad una gestione virtuosa, con quale piano di risanamento e sviluppo, con quale assetto societario, all’interno di quale politica regionale. Insomma, quale piano industriale, chi comanda e per fare che cosa. Ancora insomma, quale logica, e dalla parte di chi.

Su questo piano, che poi è quello vero, quello che conta, è stato fatto zero. Basta puntare l’occhio su pochi aspetti: 1. si tolgono dal tavolo dei comuni 16 milioni e ce se ne caricano 30 (mutui, che ovviamente sono debiti), senza sapere a che cosa serviranno; 2. Umbriadue (che fa capo ad ACEA) si prende ASM (comune di Terni) e paga al proprietario (Comune di Terni) un bel pacchetto di milioni (sei), una bella boccata d’ossigeno; l’amministratore delegato (di nomina privata) vede aumentati notevolmente i propri poteri; i piccoli comuni non contavano niente prima e conteranno meno d’ora in avanti.

E allora, dove sono le ragioni per cui avremmo dovuto gridare di gioia affiancandoci alla gioia dei gruppi della maggioranza che gioia proponevano (tranne, come noto, il gruppo Fd’I con lo stesso Presidente del Consiglio)? Forse diminuiscono le tariffe, che come sappiamo sono piuttosto carucce? Non risulta. Forse c’è un programma di potenziamento o di riorganizzazione che garantisca una gestione più puntuale e virtuosa? Non risulta. Forse c’è alle viste un piano di cui si possa valutare la consistenza per l’efficientamento della rete e garantire il futuro? Non risulta. Forse ci sarà più democrazia nelle decisioni, equità tra i soci, trasparenza nella formazione degli indirizzi di governo? Non risulta.

Ecco, non si trattava certo di chiedere miracoli al nuovo CdA, ma che almeno le modifiche statutarie fossero fatte nel contesto di una politica chiara del servizio idrico a favore dei cittadini e delle diverse comunità, questo si, poteva benissimo essere chiesto. Invece, la sgradevole sensazione, in verità convinzione, è che il tutto alla fine sia servito per ripianare i debiti del Comune di Terni. Si dirà: questione vecchia. Si, ma guarda caso viene fatta oggi, e guarda caso preceduta dall’aumento delle tariffe su cui il sindaco di Orvieto ha votato a favore.

Una domanda ai consiglieri di maggioranza così loquaci esaltatori della loro decisione: davvero pensate con questo tipo di indirizzi e di scelte di essere interpreti degli interessi del territorio? Che vadano cercate soluzioni equilibrate ai problemi è un’ovvietà, ma voi avete scelto la strada peggiore, il puro schiacciamento sugli interessi di Terni e di ACEA, che voi mascherate facendo balenare l’idea che avete imboccato la strada di un molto vago ritorno alla gestione diretta, casalinga, del servizio idrico. Pura demagogia. Ovvio che non sarà così, perché non può essere così, ma nel caso aggiungereste danno a danno.

Che sia così, che si sia al limite tra mistificazione e coda di paglia, tra le altre cose è reso evidente proprio dalla propaganda in cui si sono imbarcati i due gruppi di maggioranza che in questi giorni si sono dati da fare più di altri per indorare la pillola con discorsi di pura propaganda che fanno sparire anche quei pochi elementi che potevano giustificare un giudizio di minima positività.

Che senso ha infatti intestarsi meriti per la storia degli 800.000 euro che il Comune avrebbe dovuto pagare se … Quel se era appunto un se. Disinnescato il pericolo? Bene, lo avevamo contestato a suo tempo unanimemente. E la storia dei milioni in entrata? Già presenti in bilancio e già utilizzati, mi pare. E allora? Qualche centinaio di migliaia di euro potranno essere liberarti dalla correzione del Fondo crediti di dubbia esigibilità, e va bene, ma dove sta il fondamento di questa vantata lungimirante operazione, se alla fine è chiaro che non si è ragionato in concreto né di vantaggi immediati né di visione progettuale lungimirante?

Lascio correre ovviamente le consuete tirate di chi se non cambia le carte in tavola e non dà dimostrazione di becera propaganda non è soddisfatto. Concludo con la rassicurazione che per quanto mi riguarda non ci sono mai pregiudizi nell’affrontare le questioni che riguardano il modo e gli obiettivi di gestione della cosa pubblica. Ma non si può né accettare né tacere ciò che si ritiene lontano mille miglia dalla verità delle cose.

Per me conta se le cose funzionano a vantaggio dei cittadini, punto. L’operazione fatta segue una logica di potere e di manovra finanziaria, inutile spacciarla per altra roba. Peraltro ha ottenuto anche il risultato di dividere i comuni del nostro territorio e addirittura la stessa maggioranza. Beh, insomma, non mi pare che ci si possa pavoneggiare troppo.

 

Franco Raimondo Barbabella

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