In commissione parlamentare discutono di BPBari ma a Orvieto “c’è nessuno” per discutere del futuro di CRO

Il 23 settembre di buon mattino, alle 8,15 circa, la commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario e

finanziario ha ascoltato l’audizione dei commissari straordinari della BPBari, Enrico Ajello e Antonio Blandini.  I due professionisti hanno spiegato tecnicamente il passato con tutti i problemi, il presente, con le iniezioni di denaro da parte di MCC e tutti gli step di avvicinamento alla nuova governance della banca, e il futuro, con il piano industriale da loro stessi elaborato che prevede ancora due anni di perdite prima di un ritorno alla redditività per l’istituto pugliese, il rafforzamento e il radicamento nel Mezzogiorno e, tra l’altro, la presenza della controllata Cassa di Risparmio di Orvieto.  Al sentire la parola Orvieto naturalmente si presta più attenzione.  “Ora ci diranno come andrà a finire” avranno pensato coloro che hanno avuto la pazienza di ascoltare i streaming l’audizione.  “Sicuramente faranno delle domande i parlamentari della Commissione”, ancora meglio così, magari, vengono obbligati a spiegare con dovizio di particolari che futuro hanno in mente e cosa dovrà fare il nuovo board.

Passano i minuti e i commissari snocciolano cifre, percentuali, termini inglesi a ogni piè sospinto ma della banca di Orvieto nulla.  Arrivano i Parlamentari che chiedono conto di eventuali affidamenti senza garanzie ai tempi degli Jacobini, di quanto è pesata Tercas sui conti della capogruppo e tante altre cose interessanti.  Ma di Orvieto neanche una parola.  Lo stesso dicasi del piano industriale che indica Orvieto come asset da valorizzare, cioè da vendere, e poi il buio.  Così anche nelle trattative con i sindacati con il piano dell’occupazione in Bari che di Orvieto non fa menzione.  Buio!

Così tanto buio che una persona ci invia una mail con un testo breve e dal titolo azzeccatissimo:  “toc, toc, c’è nessuno?”. Sintetico e preciso il testo; “come si può ascoltare i commissari hanno risposto alle numerose domande poste dai vari onorevoli presenti facendo il punto sulla situazione, sono state esaminati quanto fatto dalla gestione commissariale, la situazione economica e le possibili prospettive.  La CRO è stata completamente ignorata crediamo sia la dimostrazione del disinteresse per le problematiche della nostra città e del nostro territorio”.  E per terminare la mail, la domanda da 1 milione di dollari, “ci piacerebbe sapere cosa ne pensano i responsabili politici locali e regionali e addetti ai lavori”.  Insomma, il clima che si respira tra i dipendenti, funzionari e dirigenti dell’istituto locale non è dei migliori.  Messi ai margini da quella capogruppo che soltanto due anni fa voleva addirittura prendersela tutta aprendo uno scontro al calor bianco tra Fondazione e famiglia Jacobini.

Ora i commissari hanno voltato pagina; a Bari non c’è più traccia della famiglia Jacobini in tutte le sue declinazioni, una complessa indagine è in corso e il processo è solo alle battute iniziali.  Ma ad Orvieto tutto tace, ma tutti tacciono forse per timore o in attesa di quel cavaliere bianco che ormai da troppo tempo non arriva.  Mentre il risiko bancario potrebbe subire una nuova accelerata con la preda MPS che lo stato deve cedere, con BPM superstar in Borsa in attesa di possibili nozze con Unicredit, così dicono i rumors.  La stessa Unicredit che per prendersi MPS vuole che venga scaricata tutta la zavorra, tanta, e che lo stato praticamente paghi per il “sacrificio”.  Bari è al centro di un progetto interessante di creazione di una Banca del Sud e Orvieto rischia di rimanere schiacciata fra tanti giganti che con il loro sguardo non vedono la piccola banca che non è neanche più un gioiellino, visti gli ultimi due bilanci chiusi con perdite piuttosto ampie. Di Orvieto non hanno parlato i commissari, non hanno parlato di Parlamentari, non hanno parlato i sindacati durante le trattative, tutto in un silenzio surreale e allo stesso tempo drammatico per una delle principali aziende del territorio per numero di dipendenti e fatturato.

L’improvvisa scomparsa del presidente della Fondazione CRO, Gioacchino Messina, poi ha ancor più accentuato il clima d’incertezza intorno al futuro di CRO che ha visto passare il treno Gallazzi (o forse sarebbe meglio definirlo meteora), poi quello dei tre professionisti che hanno presentato una loro offerta senza molti particolari, stando ai rumors anche qualche istituto come ad esempio Bper, ha chiesto informazioni relative a CRO.  Poi tutto si è fermato, complice sicuramente il covid ma non solo.  Bisogna solo sperare che la controparte, socio di controllo, non sia più considerato un nemico da abbattere a tutti i costi e che si inizi una trattativa seria con i nuovi azionisti di controllo di Bari, il tandem Bernardo Mattarella e Domenico Arcuri che a breve prenderanno le redini operative di BPBari e che hanno scelto il loro candidato alla presidenza nella persona di Gianni De Gennaro, uomo delle istituzioni ma anche quello di Bolzaneto a Genova quando era alla guida della Polizia di Stato.  Fino a pochi mesi fa era presidente di Leonardo SpA e Bari è il suo nuovo approdo.  C’è anche il nome Cinzia Capano, avvocato, ma soprattutto prima assessore a Bari con Emiliano sindaco e poi parlamentare con il Pd nella XVI legislatura. Ai commissari sono pervenute altre due liste per il cda, una guidata da Giuseppe Carrieri, avvocato, presidente di una delle associazioni di difesa dei risparmiatori, esponente di Forza Italia.

E CRO in tutto ciò? Nessuno si muove, la politica locale sta in silenzio, le associazioni imprenditoriali e i sindacati pure. “Toc, toc, c’è nessuno” per provare a difendere gli interessi degli orvietani, correntisti e non, i risparmiatori, il personale, la storia e il futuro di CRO?

Comments

comments

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*