In tutta Italia, e in Umbria, saltano eventi. Orvieto non è da meno. Ma le grandi feste orvietane?

Il prolungamento del lockdown governativo anti-coronavirus al 3 maggio, anche a Orvieto, così come in quasi tutta Italia, comporta e comporterà l’annullamento o il posticipo, laddove possibile, di molti eventi. Un vero e proprio colpo di grazia alla vita culturale e turistica della città del Duomo che oltre a pagare a caro prezzo la situazione dei contagi in città, sta pagando un prezzo incalcolabile in termine di assenze, proprio in primavera, periodo tradizionalmente favorevole alla ripresa del turismo. Giorno dopo giorno si allunga la lista degli eventi cancellati o spostati ed è così in tutta Italia dal Palio di Siena, alle grandi mostre mercato del nord, al Vinitaly, e l’Umbria non è da meno con l’annullamento della Corsa dei Ceri di Gubbio, il rinvio della Giostra della Quintana di Foligno, Le Gaite di Bevagna, Umbria Jazz Spring a Terni, la Maratona delle Acque a Terni, il rinvio della Corsa all’Anello di Narni.

A Orvieto la situazione è sull’orlo del precipizio, grave, gravissima, e non sembrano esserci all’orizzonte piani B o C che possano salvare il salvabile. E il 2020 era iniziato alla grande… OrvietoDuemilaEventi, il brand appena nato in casa comune di Orvieto, era stato salutato come l’avvento (finalmente) di un calendario unico e concertato, il contenitore eventi che mancava. E poi è arrivato il Coronavirus. Saltate tutte le date della ministagione del “Mancinelli”, il 15 marzo con lo spettacolo “Maria Callas – Masterclass” di Terrence McNally con Mascia Musy, per poi passare al 4 aprile con “Il giocattolaio” con Francesco Montanari e Andrea Delogu, l’8 aprile con la data zero del tour di Marco Masini e, sempre in aprile, “Le parole note” con Giancarlo Giannini. Tutto cancellato, Masini forse rimandato in autunno.

Annullati i Giochi tradizionali, evento Uisp, il Concerto di Pasqua dal Duomo di Orvieto. Rinviati i campionati di Tiro a Volo, annullate le due feste della Birra (sia Orvieto, sia Sferracavallo), Orvieto in Fiore (stanno ragionando sul da farsi, in programma nel fine settimana del 31 maggio), e poi le feste parrocchiali, tutte annullate, così come il concorso delle Pizze di Pasqua o il Torneo “Mario Fristalupi”. Insomma una ecatombe di feste, campionati, tornei, concorsi, raduni, manifestazioni, di ogni tipo. Nemmeno cresime e comunioni si potranno celebrare fino a chissà quando.

E poi c’è chi ancora spera, chi ancora non ha deciso, chi stoicamente (o forse disperatamente) crede di potercela ancora fare. La Palombella, la festa degli orvietani, in programma domenica 31 maggio, il Corteo delle Dame, in programma il 12 giugno, la Staffetta dei Quartieri, 13 giugno, e infine il Corteo Storico, domenica 14 giugno. Cosa ne sarà delle feste delle feste? Come mai nessuno ancora ne parla? Eppure sono tutte manifestazioni che hanno bisogno di tempo per organizzarsi, per mettersi a punto. Il Corteo Storico non decide, eppure ha bisogno di tempi, luoghi, metodi, persone. Si farà? E se si farà come potrebbe organizzarsi all’ultimo minuto? E le Dame? E la processione del Sacro Corporale? Tutta l’Italia ha già da tempo deciso per rinvii e annullamenti. Orvieto no. O non tutta Orvieto. E chi pensa di potercela fare, pensa forse che avrà il consueto seguito? Si pensa forse che il 3 maggio come per incanto il Coronavirus lascerà per sempre la nostra vita di orvietani?

Perché nessuno comunica nulla? In realtà tutto questo non dovrebbe stupirci visto che negli anni sempre poco o nulla si è saputo delle decisioni di alcuni comitati. Ma stavolta, stavolta che davvero c’è in ballo l’unione della città attorno ad un tavolo, stavolta che c’è bisogno di decisioni serie e autorevoli, cosa diamine si sta aspettando? Si faranno? Ebbene ditecelo. Non si faranno? Ebbene ditecelo. Non sapete cosa fare? Ebbene ditecelo. Ormai è ora, anzi l’ora è passata da un pezzo.

Lunedì 4 maggio (forse) torneremo a riaprire l’Italia, lo faremo gradualmente e con occhi e orecchie ben svegli perché il virus ci mette un pomeriggio a rimettere in corsia duecento persone al giorno e puntare tutto sulla tarda estate o sull’autunno, stavolta, non è affatto disdicevole, anzi dimostrerebbe davvero una grande attenzione nei confronti della città e dei cittadini, spesso e volentieri messi da parte, e sicuramente poco o nulla informati sulle decisioni che vengono prese sugli eventi.

 

 

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