La crisi non si affronta con lo sfregio del centro storico

di Massimo Gnagnarini

Chiudere gli occhi sulle vere cause della crisi economica dei centri storici in Italia, con tanto di linciaggio mediatico degli amministratori locali di turno, è segno di grettezza scientifica e opacità mentale.

Si, perchè il fenomeno, come tutti quelli di radicale trasformazione della società in cui viviamo, non è materia che si possa ricondurre alla mediocrità d’analisi e alle semplificazioni offerte dalle battute sui social o delle penne di chi ne scrive a scopo di campagne stampa pelose e demolitorie nei confronti di chi amministra la città.

Irridere a chi segnala che gli acquisti di beni e servizi anche a Orvieto, oggi, avvengono attraverso internet è come irridere a Galileo Galilei quando affermava che il pianeta in cui viviamo non era più piatto, come si credeva, ma sferico.

Insistere, come alcuni fanno, nel dire che i negozi del centro storico di Orvieto vendono meno di quanto potrebbero vendere se invece potessimo lasciare le nostre auto ovunque, o anche meglio direttamente dinanzi alle vetrine stesse, è una aberrazione del pensiero logico e una rinuncia alla ragione.

Eppure c’è chi non si vergogna di chiederlo e soprattutto c’è chi , in politica, ha pure tentato di farlo.

Una menzione particolare merita una bizzarra soluzione escogitata per far cassa dalla precedente ex Giunta Concina: Quella della vendita del posto macchina sotto casa. Si trattò solo, per fortuna, di un’idea bislacca che fu fatta elaborare dagli uffici comunali e che non vide mai la luce per ragioni di manifesta illegittimità verso il bene comune e che prevedeva l’individuazione e la concessione, con il pagamento di un canone annuo, di nuovi box macchina a cielo aperto da dislocare nelle vie storiche sottostanti le abitazioni dei residenti. Tuttavia l’eredità perversa e l’azione lesiva prodotta al concetto stesso di salvaguardia del centro storico dall’aver solo immaginato una tale ipotesi di fattibilità la ritroviamo, oggi, in alcune posizioni oltranziste contrarie a ogni ipotesi di limitazione del traffico e di allargamento della pedonalizzazione del centro storico indispensabili, invece, per la sua valorizzazione di bene culturale e strumentale alla nostra economia turistica.

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