PopBari, è Bergami il nuovo dg. Ora che succederà con MCC e MPS? Intanto la CRO aspetta

Sono giorni decisivi, questi, per il prossimo futuro del gruppo Banca Popolare di Bari.  Sono state raggiunte, infatti, le soglie di adesione dei soci che rendono efficaci gli accordi transattivi.  In pratica negli accordi per l’ingresso di MCC in Popolare di Bari era previsto che una quota superiore al 60% del controvalore di azioni e il 50% dei soci aderisse all’offerta transattiva relativa agli aumenti di capitale del 2014 e del 2015.  Dai controlli effettuati, dopo aver allungato il periodo di adesione, l’accordo è stato sottoscritto dal 63% portatori di azioni ordinarie per il 61% del controvalore, appena sopra la soglia prevista del 60%.  Una via libera per il rotto della cuffia ma sempre di una via libera si tratta.   Si avvicina quindi anche la composizione del nuovo cda, dopo il rinvio d’inizio mese, mentre viene occupata la casella del direttore generale dopo la scadenza di Alberto De Angelis lo scorso 31 agosto,  Con un laconico comunicato i commissari avevano confermato la partenza di De Angelis e la ricerca di una nuova figura in accordo con il nuovo azionista di controllo, il MedioCredito Centrale.

Il nuovo dg sarà Giampiero Bergami, attualmente dirigente di MCC.  Bergami ha una grande esperienza nel settore bancario in particolare all’interno del gruppo MPS.  Proprio dal gruppo senese aveva dato le dimissioni lo scorso 31 agosto dall’incarico di vice-direttore generale e chief commercial officer della banca.  La scelta di Antonio Blandini e Enrico Ajello, i commissari straordinari della banca pugliese, alimentano i rumors che vedono MPS e BPB prossimi sposi nell’ottica della creazione di un nuovo grande gruppo bancario pronto a raccogliere le grandi sfide del futuro.  Sia Siena che Bari sono controllate dal MEF e per il Monte gli accordi europei prevedono che la banca venga privatizzata nuovamente entro il 2021.  La strada potrebbe essere quella di creare un gruppo più ampio sempre a controllo pubblico ma non diretto, tramite MCC per poi eventualmente cedere quote con trattativa diretta o con il collocamento sui mercati.

Con il nuovo cda e con il dg forse ci potrebbe essere anche una schiarita sul futuro di CariOrvieto.  Le carte potrebbero cambiare nel caso in cui divenisse realtà la fusione tra MPS e BPB.  A quel punto cosa converrebbe di più alla banca locale e alla Fondazione?  CRO si ritroverebbe a far parte di un nuovo grande gruppo che però, nel piano industriale di Bari, non è citata come parte integrante ma come asset da valorizzare, cioè da vendere. Ma a chi? E la Fondazione? Ma soprattutto a quali valori?  Il vero flop potrebbe essere proprio per l’Ente Fondazione che in caso di cessione delle proprie quote potrebbe ritrovarsi ad una proposta con uno sconto del valore di minoranza.  Lontani i tanti milioni offerti da Gallazzi cosa succederà?  Cosa deciderà il nuovo cda?  In caso di fusione con MPS potrebbero anche esserci alcuni punti critici riguardanti l’Antitrust a livello locale con CRO con possibili sacrifici da parte dei dipendenti.  Ad oggi sappiamo che il piano industriale non vede Orvieto così come anche la trattativa con i sindacati per gli esuberi non vede coinvolta la banca orvietana.

Gli altri grandi gruppi italiani, a partire da Intesa e Unicredit, sono fortemente impegnati nella totale digitalizzazione e nel rafforzamento delle loro posizioni con eventuali acquisizioni per rendersi più forti e essere sempre più competitivi in Italia e non solo.  CRO rischia di rimanere schiacciata tra le esigenze di bilancio di Bari e la mancanza di offerte congrue per Bari in particolare.  Se poi si dovesse concretizzare il matrimonio con Siena allora tutto potrebbe cambiare e Orvieto rientrare nei piani dei nuovi vertici, ma staremo a vedere.

 

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