Umberto Garbini (Fd’I), “il mio voto contrario alle variazioni statutarie della SII”

Non critico gli altri colleghi di maggioranza che hanno preferito supportare le modifiche statutarie, ma ritengo che favorire l’avanzata del soggetto privato in SII sia un errore. Data la premessa, cercherò nei limiti delle mie argomentazioni di spiegare concretamente le mie ragioni.

SII è una partecipata che nasce nei primi anni 2000 e mostra fin da subito problemi di funzionamento e di organizzazione, ma nel frattempo sono passati quasi 20 anni dalla sua costituzione.  Cerco di ricostruire cronologicamente i fatti, come fatto in Consiglio Comunale.

Il giorno 7 aprile 2020 il vecchio consiglio d’amministrazione della SII (espressione del centrosinistra con due ex Consiglieri Comunali di Orvieto) delibera in ragione dell’Art.8 dello Statuto il seguente atto avente per oggetto: “Richiesta di contributo per i Soci per la continuità aziendale”. In parole povere si chiede ai soci, tra i quali i Comuni, di intervenire economicamente per aiutare SII.  I Comuni del territorio orvietano si coalizzano insieme e rappresentati dall’avvocato Bonura intraprendono un iter di ricorso contro l’applicazione di tale articolo.

Il giorno 3 luglio 2020 si insedia il nuovo consiglio di amministrazione, espressione del centrodestra in quanto la maggior parte dei comuni sono guidati da amministrazioni di tale appartenenza politica.

Il giorno 20 luglio 2020, il presidente del nuovo CdA dichiara che la SII è una “Società sana, virtuosa e attenta agli utenti”.

  • Sana: non si comprende che fine abbia fatto la situazione debitoria che aveva portato alla delibera sopra descritta del 7 aprile;
  • Virtuosa: la gran parte dei comuni vanta crediti verso SII;
  • Attenta agli utenti: l’infrastruttura idraulica, gestita da SII, ha perdite d’acqua che superano il 40% di quella immessa nel sistema acquedottistico, corrispondenti a più di 200 €/secondo. È incalcolabile l’impatto economico e ambientale, non dimenticando che la tariffa è tra le più alte d’Italia.

Con queste argomentazioni non si vuole condannare il nuovo CdA o il neo-presidente del CdA, i quali non hanno alcuna responsabilità sugli errori pregressi, ma almeno descrivano con chiarezza la situazione.

Il giorno 3 ottobre 2020, il consiglio comunale di Terni approva a maggioranza, dopo mesi, la vendita del 15% delle quote di ASM al soggetto privato di SII “Umbria Due – Servizi Idrici” per un importo di 6 milioni e 41 mila euro circa.  Ricordo che ASM è un società partecipata interamente al 100% dal Comune di Terni.

Ecco come varia la situazione:

Quote SII (PRIMA della vendita delle quote):

  • 51% quote dei Comuni;
  • 18% quote di ASM (partecipata dal Comune di Terni al 100%);
  • 6% quote di AMAN (partecipata al 100% da alcuni Comuni del Territorio Amerino);
  • 25% quote di Umbria Due – Servizi Idrici (soggetto privato).

Quote SII (DOPO la vendita delle quote di ASM):

  • 51% quote dei Comuni;
  • 3% quote di ASM (partecipata dal Comune di Terni al 100%);
  • 6% quote di AMAN (partecipata al 100% da alcuni Comuni del Territorio Amerino);
  • 40% quote di Umbria Due – Servizi Idrici (soggetto privato).

Questo dimostra una netta avanzata del soggetto privato “Umbria Due – Servizi Idrici” (dal 25% al 40%) e la conseguente “necessità” di apportare a modifiche statutarie.  Nelle nuove modifiche statutarie vengono cancellati due articoli, uno è il famigerato art. 8 e insieme anche l’art. 10, scelta sicuramente giusta, ma non finisce qui.  Le modifiche statutarie intervengono anche sull’ormai ex Art. 14, oggi Art.12, che si intitola “AMMINISTRATORE DELEGATO – NOMINA, POTERI E COMPENSO”.

L’amministratore delegato rimane di nomina privata, cioè di Umbria Due, ma si assiste ad un ampliamento importante dei suoi poteri, andiamo ad analizzare nello specifico:

  • L’AD assume il compito di gestire il regolamento del Consorzio attraverso la nomina del direttore tecnico, il quale è “proposto” da ASM e non più “designato” da ASM, come in precedenza;
  • L’AD ottiene anche il compito di definire la struttura operativa e organizzativa della società per la definizione del Piano d’Ambito;
  • L’AD oltre ad avere la possibilità di assumere, rimuovere e trasferire dirigenti, quadri, impiegati e operai ottiene anche la possibilità di licenziare queste figure professionali appena citate;
  • L’AD ottiene anche la possibilità di definire il budget e il piano strategico.

Da questa modifica si evince che l’amministratore delegato (di nomina privata) assume poteri molto più ampi rispetto al passato, tanto che il direttore tecnico “riporta gerarchicamente” all’amministratore delegato, esplicando il ruolo di subalternità professionale dell’uno rispetto all’altro.  Il direttore tecnico è la figura professionale che si occupa di interventi, investimenti e manutenzioni, e che grazie alle modifiche statutarie vede limitata la sua indipendenza d’azione sulle materie di sua competenza.  Sembra questo un dettaglio, ma si deve ricordare che le scelte di nuovi e ingenti investimenti implicano in base al calcolo del piano tariffario un incremento delle tariffe. Cercando di andare alle conclusioni, ritengo che dopo la vendita delle quote di ASM le modifiche statutarie rappresentino un ulteriore avanzamento del soggetto privato a danno dell’interesse pubblico, sottolineando che il territorio della Provincia ha ancora una volta subito le logiche e gli interessi della città di Terni.

Mi sarei aspettato dai miei colleghi in consiglio più coraggio, evitando di allinearsi alle logiche che il centrodestra ha sempre condannato e criticato quando i comuni della provincia erano “dominati” dal centrosinistra.

Umberto Garbini, Capogruppo di Fratelli d’Italia

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