Cro, senza territorio avrà un futuro anche con il cambio della guardia?

Si sta chiudendo questa lunghissima estate calda che ha visto CRO al centro di un gioco della parti rapido ma intenso con la Fondazione che ha presentato la sua offerta da circa 30 milioni di euro per la banca controllata da BPBari e a

inizio estate è spuntato SRI Group di Giulio Gallazzi con la risposta da 60 milioni che ha definitivamente messo out la Fondazione.

Nel frattempo a Bari hanno archiviato un 2018 terribile con un bilancio chiuso a -420 milioni circa, quello di CRO chiuso a -30 e un cambio di guida che per la prima volta non vede uno Jacobini alla guida della banca anche se in realtà il presidente sempre parente è. ma il timone lo tiene una vecchia conoscenza della finanza, Vincenzo De Bustis che ha di fatto pilotato l’exit strategy degli Jacobini, almeno di una parte, dalla stanza dei bottoni.  Gianluca, uno dei figli del patriarca, è stato inviato a inizio agosto ad Orvieto per gestire la cessione a SRI Group che dovrebbe chiudersi entro inizio autunno e comunque prima della fine dell’anno per impattare positivamente sui conti della capogruppo.    De Bustis deve gestire tutta la partita del rilancio di Bari che come primo tassello ha la cessione di CRO per portare in pancia di Bari 60 milioni di euro.  Secondo passo più complesso è il bonus fiscale previsto per le fusioni bancarie nel Sud. Sul piatto ci sono fino a 500 milioni di euro e Puglia e Basilicata sembra essere pronta per le nozze e dare vita ad un gruppo creditizio di dimensioni adeguate per raccogliere le prossime sfide al Sud e non solo.

E gli azionisti?  Chi crede di vedere una qualche soddisfazione post-cessione rischia di rimanere fortemente deluso.  Il bilancio parla chiaro e tutti i 60 milioni andranno a Bari.  Agli azionisti non resta che rimanere sintonizzati sulle lunghezza d’onda di De Bustis per capre come si trasformerà Bari e più in generale sulle onde del mercato bancario sempre più difficile e che vede nubi addensarsi all’orizzonte, anche per il possibile cambio di guardia al governo.  Ci sono gli spinosi casi di MPS e Carige da risolvere e BpBari viene subito dopo.  Intanto cosa sarà della piccola CRO?  Difficile decifrare il futuro in un periodo politico-economico piuttosto complicato, con la recessione in agguato e possibili nuove aggregazioni bancarie in vista e operazioni anche più complesse sempre per rilanciare il settore ormai in sofferenza da anni.

Alla piccola CRO è arrivato un cavaliere che l’ha valutata due volte il valore ipotizzato dal socio Fondazione.  Ma dopo?  La Fondazione in questi anni è stata ondivaga nel difendere gli interessi orvietani con tanto di lettera di richiesta di vendita delle quote da parte della passata presidenza.  Il nuovo vertice ha impresso un deciso cambio di

rotta seppure con qualche incertezza che ha visto il culmine con il possibile acquisto delle quote in mano a Bari.  L’orvietanità della banca si è ormai persa da decenni e la Fondazione ha in mano solo la possibilità di evitare che scappi via la sede, almeno nel breve periodo, e che venga rivolta una certa attenzione al territorio. Insomma cambierà poco nel prossimo futuro per la clientela, nulla per gli azionisti di BPBari a cui, fatte salve eventuali cause dei singoli, non resta che attendere come “bravi” cassettisti che la banca torni a distribuire utili e di conseguenza creare un po’ di valore, per vedere il titolo risalire, non certo ai livelli pre-crisi.

Intanto a Orvieto c’è da lavorare soprattutto per inventarsi quel territorio di cui tutti parlano, che tutti vogliono proteggere ma che effettivamente non c’è, o meglio non è strutturato così come oggi si definisce un “territorio omogeneo”.  Ad oggi si rischia di avere una banca con il brand di città ma che fa numeri fuori dal territorio d’origine e sicuramente il nuovo proprietario ne terrà sicuramente conto anche per eventuali interventi sul personale.  E qui dovrebbero intervenire politica e sindacato, nel senso più ampio del termine.  Ne avranno la capacità e la forza anche finanziaria?  Non ci resta che attendere e partecipare al dibattito magari facendolo crescere di livello e per questo siamo disponibili a ospitare interventi e a organizzare anche incontri e dibattiti per innescare una riflessione seria e concreta sul prossimo futuro dell’orvietano.

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