Elezioni/2: chi entra Papa nel conclave ne esce cardinale, questo è il rischio nel centro-destra

Eccoci al secondo capitolo della prossima campagna elettorale per le amministrative di maggio 2019.  Questa volta è di scena il centro-destra.  Negli equilibri regionali, diciamolo subito, Orvieto dovrebbe toccare a Forza Italia, soprattutto dopo la forzatura che ha portato a Terni il sindaco Latini in quota Lega.  Ma in Forza Italia le acque sono abbastanza agitate.  La divisione è netta tra Roberta Tardani da una parte, con l’appoggio di gran parte dei rappresentanti della Lega locale, e Roberto Meffi, che invece rappresenta il partito con il coordinamento che lo appoggia.  E’ tale la divisione che un documento firmato è stato recapitato ai piani alti del partito per appoggiare la candidatura di Tardani.  La terza gamba del centro-destra, Fratelli d’Italia, critica l’eventuale scelta dell’ex-vice-sindaco della giunta Concina e sponsorizza proprio quest’ultimo come possibile mediazione tra le parti.  Meraviglia che alla candidatura ufficiale da parte di Roberta Tardani proprio Toni Concina non abbia scelto di fare un passo di lato, anzi è lì come il convitato di pietra in attesa che la guerra si faccia più dura per uscire dal cilindro come mediatore.  Ma è un nome di mediazione?  Sicuramente Concina è uomo di cultura, raffinato e con un certo appeal, oltre ad avere una serie di amicizie importanti che potrebbero ritornare utili per la città, ma come sindaco ha lasciato in eredità il debito con il pre-dissesto e irrisolte troppe questioni.  Roberto Meffi ha un peccato originale, quello che risale ai tempi dell’anatra zoppa con il suo passaggio dal centro-sinistra, in maggioranza in consiglio comunale, al centro-destra insieme a Marco Frizza.  Quello di Roberta Tardani è di essere corresponsabile, essendo stata parte della giunta, del primo ampliamento della discarica risalente al 2011.

La Lega regionale per ora è silente ma se dovessero volare gli stracci sicuramente potrebbe anche in questo caso chiedere che si trovi un nome unitario che possa avere la possibilità concreta di governare la città dal prossimo giugno.  Ma la vera critica ai possibili candidati, oggi consiglieri comunali di minoranza, è nella mancanza di proposta anche se dall’opposizione.  La fase della protesta è stata gestita ottimamente ma poi non si è passati alla proposta.  Oggi il voto a scatola chiusa non si ottiene facilmente e la proposta è il vero discrimine.  E’ un difetto che hanno i due grandi blocchi che si confronteranno a maggio.  A sinistra e a destra si cercano spasmodicamente nomi e candidati ma di proposta non se ne sente parlare.  Se poi, oltre alla proposta, l’elettorato è costretto ad assistere ad una guerra intestina senza esclusione di colpi, sempre sia a destra che a sinistra, allora si rischia di concedere all’avversario, o meglio agli avversari, un certo vantaggio che potrebbe non essere colmato facilmente.

E’ chiaro, dunque, che nella coalizione che, secondo i rumors, è possibile vincitrice ci sia la corsa alla sua guida, ma se il conduttore non sarà unitario la coalizione potrebbe anche dividersi in maniera palese o sotterranea con la conseguenza che, come recita un proverbio romano, chi in conclave entra Papa ne esce cardinale.

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