Facciamo Finsa che…

di Gianluca Foresi

Sicuramente questo mio intervento non aggiungerà nulla al dibattito in corso, però sento l’esigenza di condividere con un pubblico più ampio ( i tre o quattro miei lettori) queste riflessioni, perché quando l’argomento riguarda la cultura o gli aspetti artistici ad essa legati mi smuove quasi un imperativo kantiano di esternare il pensiero.

Chi non sarà interessato o non lo riterrà di una qualche utilità può passare serenamente oltre.

E allora: non ho mai nutrito troppo interesse per cifre, budget e questioni finanziarie, soprattutto se sono legate ad aspetti culturali e artistici.

Ho sempre creduto fossero argomenti perniciosi e poco utili a sviluppare idee e progetti, che avessero come fine ultimo quello di creare conoscenza e bellezza.
Forse sbaglio, perché in fondo gli aspetti economici per un ente pubblico trasparente sono la stella polare che indica il cammino.

Anche stavolta, quando quasi tutti puntano il dito su quanto sia costata questa operazione e se sia stata fatta secondo i criteri di legge, io invece vorrei concentrarmi sull’aspetto culturale, artistico e sociale dell’operazione, che ha portato il comune di Orvieto a scegliere un’azienda ligure per un’azione di digital marketing turistico e culturale, azienda a cui è stato affidato il compito di rilanciare l’immagine di Orvieto in tempi, in cui è necessario ripensare il modo di agire e intervenire in molti settori.

Non sto qui a discutere della qualità, della serietà o dell’efficienza di questa azienda, che fino a qualche settimana fa nemmeno conoscevo, ma vorrei giudicare la scelta fatta dal Comune di Orvieto di non fare nemmeno un giro perlustrativo sul territorio in cerca di soggetti che potessero svolgere lo stesso compito, sulla base del presupposto, ripetutamente ribadito da questa amministrazione, di coinvolgere competenze e abilità locali.

Orvieto trabocca di competenze, anche di livello internazionale, in tanti settori legati alla cultura e all’innovazione, quindi perché non coinvolgerle e sfruttarle e mettere a frutto le loro enormi potenzialità?

Sarebbe stato sufficiente mettere insieme le figure imprenditoriali e le forze artistiche che gravitano sul territorio.

Come non pensare a una joint venture tra Vetrya, leader nel settore dei contenuti digitali, Alba Rohrwacher, uno dei volti femminili più popolari del panorama cinematografico europeo, sua sorella Alice, stimatissima regista, Susanna Tamaro, una scrittrice conosciuta in tutto il mondo, e chissà quanti altri soggetti che potevano ancora essere coinvolti.

Avrebbero potuto confezionare un prodotto di marketing emozionale vero, che affondasse le radici nella realtà più viva di Orvieto.

Avrebbero potuto dare vita a un progetto di marketing esperienziale senza bisogno di ricorrere all’utilizzo di immagini, così massicciamente entrate nel campo dei nostri periscopi domestici da non farcele più nemmeno notare.

Non avrebbero dovuto stupirci per cose che già conosciamo, ma farcene vedere di nuove, da diverse angolature, e soprattutto mostrarci quelle familiari come se fossero nuove, così da poterle raccontare con rinnovato entusiasmo. In questo modo avremmo incuriosito, fatto nascere il desiderio e infine meravigliato anche quelli che Orvieto ancora la non conoscono.

Viva Orvieto viva e chi la vive e abita.

 

 

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