Il 23 settembre s’inaugurano le sale del Museo Faina dedicate alla donazione Lolli Ghetti

Il patrimonio archeologico della città di Orvieto si arricchisce ulteriormente con l’esposizione della collezione Mario Lolli Ghetti: nel pomeriggio di sabato 23 settembre 2017, infatti, i ventidue vasi attici a figure nere e a figure rosse donati, nello scorso mese di maggio, dal collezionista al Comune di Orvieto affinché fossero esposti all’interno del Museo “Claudio Faina”, verranno presentati al pubblico in sale appositamente allestite e collocate al secondo piano di Palazzo Faina a chiusura del percorso museale.

Si tratta di un nucleo di vasi che comprende un grande cratere a colonnette, tre anfore, una pelike, sette kylixes, un rython, un askos, due skyphoi e sei lekythoi. Costituiscono, nel loro insieme, una serie di reperti che coprono un arco cronologico che dal VI scende al V secolo a.C. Numerosi sono i miti che vi sono raffigurati e quasi altrettante risultano le scene tratte dalla vita quotidiana, tra queste ultime si segnalano, in particolare, quelle legate alla tessitura.

Nel medesimo pomeriggio (a partire dalle ore 17.00) verrà presentato il libro L’entomologo curioso (Edizioni Clichy) dello stesso Lolli Ghetti appena pubblicato e dove ha riunito le impressioni dei suoi numerosi viaggi in giro per il mondo. La presentazione sarà animata dallo stesso autore insieme all’architetto Ruggero Martines, al giornalista Paolo Mauri e dall’archeologo Giuseppe M. Della Fina.

Di seguito si riporta un testo scritto appositamente dal collezionista per raccontare i motivi che lo hanno spinto a collezionare antichità e poi a donarle alla città di Orvieto: avendo, dopo più di trenta anni, riunito un insieme di vasi attici e volendo condividere con altri le gioie che questa ricerca mi aveva procurato, la soluzione più immediata mi è parsa quella di donare il tutto a un Museo.  Complice il mio amico di sempre Marco Olivieri, la scelta è caduta sul Museo “Claudio Faina” di Orvieto, dedicato all’arte etrusca, i cui vasi derivano direttamente da quelli greci, ottimamente diretto con continua e instancabile attività da Giuseppe M. Della Fina.

Inoltre il museo si trova in un palazzo proprio di fronte alla facciata della Cattedrale e si spera che possa attrarre un poco della folla di gente che visita quotidianamente il celebre monumento.  Il primo pezzo della mia raccolta è stato il grande cratere attico a colonnette e a figure rosse,  proveniente originariamente, insieme a molta ceramica apula, da una collezione principesca napoletana, poi da una collezione inglese, a un cui membro della famiglia proprietaria il grande Giovan Battista Piranesi dedicò una tavola con inciso un celebre vaso marmoreo.  Il cratere è poi finito sul mercato antiquario, dove io l’ho acquistato da Paolo Antonacci insieme a un cratere a campana apulo. Dopo queste prime opere, ho comprato presso case d’asta (Pandolfini a Firenze, Babuino e Antonina a Roma) molte coppe e vasi attici per averne una rappresentanza completa, con occhio attento alla qualità e al costo.  La grande pelike attica a figure rosse era in temporanea importazione dalla Germania; io l’ho acquisita per fare in modo che il reperto, benché privo di provenienza, divenisse definitivamente parte del patrimonio italiano.

I vasi attici erano fatti principalmente per l’esportazione nel ricco mercato occidentale e un singolo pezzo, già vecchio di molti anni, poteva caratterizzare una sepoltura etrusca o apula.  È molto raro trovare vasellame intatto, ma io sono stato facilitato nella mia raccolta dal potermi giovare dell’opera di un restauratore provetto, proveniente dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, il signor Massimo Seroni.Mario Lolli Ghetti

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