Rinviata l’assemblea dei soci per BPBari il 16 settembre. Quale futuro anche per CRO?

Il 16 settembre doveva essere il giorno dell’assemblea ordinaria dei soci della Banca Popolare di Bari e il giorno anche del ritorno alla gestione ordinaria dell’istituto pugliese.  In pratica i commissari hanno revocato l’assemblea perché non è stata presentata alcuna proposta di deliberazione sugli argomenti all’ordine del giorno: numero e nomi dei componenti del cda, il presidente, la durata in carica del consiglio e il collegio sindacale.  A questo punto, passata la scadenza del 28 agosto ai commissari Ajello e Blandini non è rimasto altro che revocare e rinviare la convocazione.  Eppure il 97% delle azioni sono in mano ad MCC in via diretta o indiretta, quindi probabilmente l’istituto ha bisogno di maggior tempo per completare l’assetto e per la governance.  Proprio sulla governance tecnica è puntata l’attenzione dei tanti risparmiatori/azionisti che si attendono uomini di grande esperienza per un rilancio della banca che non è cosa semplice.  Ora i commissari nominati da Bankitalia lo scorso dicembre dovranno restare in carica fino al prossimo autunno in attesa che una nuova assemblea dei soci nomini cda e collegio sindacale.  Da allora i commissari avranno 4 mesi di tempo per presentare il bilancio dell’amministrazione.

Perché questo ritardo?  Molto probabilmente lì’operazione portata a termine in gran fretta per offrire un nuovo strumento di credito a famiglie e imprese del Mezzogiorno sta risultando, in realtà, molto più complessa e con numeri che si discostano da quelli presentati a dicembre quando la banca fu commissariata.  C’è tutta la questione, poi, delle possibili ripercussioni delle possibili cause civili per quanto riguarda la vendita di azioni BpB propedeutiche all’acquisizione di TerCas e il prossimo futuro di quello che in un primo tempo è stato considerato il gioiello di famiglia e cioè la Cassa di Risparmio di Orvieto.  Anche il bilancio della controllata non è stato entusiasmante, seppur ben meno pesante del precedente, ma nel frattempo sono cambiati gli scenari macroeconomici europei e non solo, con le banche che soffrono la pandemia e i suoi effetti sull’economia reale e la concorrenza dei tanti canali paralleli e digitali.  Lo stesso Gallazzi con i partner francesi, secondo indiscrezioni, risulta ancora interessato ma certo non più alle cifre dello scorso anno, circa 60 milioni di euro.

Ora potrebbe tornare prepotentemente in scena la Fondazione CRO con una sua proposta, magari quella iniziale presentata la scorso anno prima di quella del finanziere emiliano, in partnership con un primario istituto bancario italiano, si pensava a Bper, ma l’operazione sembra essere sfumata, oppure con qualche banca del vicino viterbese che non fa mistero di essere alla ricerca di nuovi partner e nuove opportunità.

Fine 2020 è vicina e per Bari la cessione ha un senso in particolare con il closing entro il 31 dicembre per beneficiarne sia per i ratios che per il bilancio, altrimenti potrebbe anche proseguire l’avventura insieme ad una BpBari tutta diversa e senza più l’ingombrante presenza della famiglia Jacobini.

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