Nuovo intervento di Franco R. Barbabella, “quel pasticciaccio brutto di via Monte Peglia. Ogni nuovo intervento lo aggrava”

 

Nuova interessante lettera di Franco Raimondo Barbabella sempre sulla questione del Monte Peglia.  Questa volta si parte dalla risposta della capogruppo M5S  in Comune Lucia Vergaglia

 

La consigliera Vergaglia, ad oggi unica, risponde alle perplessità di cui mi sono fatto interprete. La ringrazio sentitamente. Purtroppo però il pasticcio è stato combinato e il suo tentativo di giustificarlo, pur generoso, è tuttavia senza speranza. In verità dispiace che eviti di misurarsi con la complessità della vicenda, che presenta aspetti problematici non superabili con l’invito ad una generica unità di intenti. Non si può ritenere superata la questione della titolarità dell’iniziativa e dell’evidente disegno di privatizzazione citando a garanzia i protocolli Unesco, peraltro senza chiarire come i Comuni vi hanno aderito. Se hanno firmato il protocollo del Comitato promotore (oggi Comitato permanente) di fatto hanno delegato tutte le operazioni a chi ha promosso l’iniziativa. Vergaglia dice che ora viene la fase della governance, “che sarà ovviamente un processo differente”. Che vuol dire? Sarà il potere pubblico a riprendere in mano le redini della faccenda? Vergaglia non si esprime, forse perché leggendo le carte si è resa conto che la partita continua a condurla l’avv. Francesco Paola?

E in effetti pare proprio così, come dimostra il nuovo comunicato di autoappoggio con cui l’avvocato dà conto della disponibilità a collaborare del FAI nazionale. Il FAI? Si, proprio il FAI, lo stesso che qualche mese fa ha chiuso la sezione di Orvieto. Cose dell’altro mondo! Facendo pronunciare soggetti altrimenti importanti, ma che per come intervengono testimoniano di non sapere nulla né della vicenda né tanto meno di Orvieto, si vorrebbe forse convincere il popolo che in questo territorio sta per realizzarsi un evento eccezionale, una specie di miracolo. E anche, è naturale, che chi solleva dubbi è solo perché ha una visione provinciale e si perde in piccole beghe locali. Non dovrebbe bastare questo per farsi un po’ di domande e cambiare registro? Ma si è in tempo?

È l’avvocato infatti che, in forza di essere stato anche formalmente (e contrattualmente mi pare) riconosciuto unico referente e così di fatto delegato a intraprendere tutte le iniziative, si dà da fare per coinvolgere tutti i possibili soggetti intorno ad una operazione che evidentemente considera in primo luogo sua. Si muove a tutto campo, mentre le istituzioni sono ferme. Ma insomma, è normale che un privato stabilisca i rapporti, sviluppi gli interventi, promuova le iniziative che coinvolgono le nostre comunità, e le istituzioni si limitino a balbettare giustificazioni? Se si voleva ancora una prova di come stanno le cose, eccola.

Noi (il plurale è d’obbligo perché non parlo solo per me) non ce l’abbiamo con l’avvocato Paola, che sa fare benissimo ciò che ritiene di suo interesse e di sua soddisfazione. Tanto meno ce l’abbiamo con la valorizzazione del Peglia, il cui valore di sito ambientale di pregio non scopriamo certo oggi, mentre per altri l’amore sembra scoppiato all’improvviso dopo un lungo letargo, come un colpo di fulmine.

Le questioni per noi sono tre più una: 1. Non si può lasciare che un soggetto giunga fino alla privatizzazione di un monte; 2. Non si può accettare che le istituzioni rinuncino ai propri compiti e di fatto le deleghino ad altri senza che questi ne abbiano titolo; 3. Non è possibile che si rovescino i valori di un territorio. C’è però anche una quarta questione: come viene gestito in Umbria il patrimonio pubblico? Con quali criteri si danno in concessione ettari e ettari e ettari di terreno demaniale a 6,06 euro al mese x ettaro (si, avete capito bene, 6,06 euro, cioè 21 centesimi al giorno)? Chi sarà il soggetto beneficiario? Qualcuno ne chiederà conto? Lo farà ad esempio Lucia Vergaglia?

Alla fine il succo di questa storia è che si mette da parte ogni iniziativa per la proclamazione di Orvieto patrimonio dell’umanità e ci si aggrega ad una iniziativa privata per la proclamazione del Peglia come sito Unesco. E non ci si rende conto che rinunciare alla centralità di Orvieto, con tutto ciò che significa quell’unicum di storia-cultura-natura che in essa si condensa, è un danno che si fa non solo alla città ma anche a tutto il territorio, compreso il Peglia.

Si cambieranno le cose nella fase che si apre, quella della governance? Tutto dice che non sarà così, semplicemente perché non potrà essere così. (leggere bene le carte e le procedure seguite). Le istituzioni riprenderanno in mano la situazione, faranno loro il piano di gestione e rovesceranno l’attuale rapporto pubblico-privato? Sarà il Comune di Orvieto a svolgere il ruolo di soggetto capofila? Bah, staremo a vedere, ma mi pare pochissimo probabile.

Avevo preannunciato che in mancanza di risposte credibili sarebbe stato necessario promuovere forme di partecipazione civica con il compito di fermare questo lento ma inesorabile scivolamento sempre più giù. C’è una società che vuole reagire ed è necessario farsene interpreti. Daremo l’annuncio all’inizio di settembre.

 

Franco Raimondo Barbabella

Cittadino di Orvieto

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