Olimpieri, “sulla riforma delle Comunità Montane, un silenzio assordante”

Sono passati ormai otto anni da quando la Regione ha dato inizio alla riforma delle Comunità Montane dell’Umbria. Una riforma che aveva previsto la costituzione dell’Agenzia Forestale ed all’interno della quale erano confluiti – dalle stesse C.M. – circa 600 unità lavorative tra operai e tecnici.

La ratio della riforma si fondava sulla necessità di chiudere le Comunità Montane ma, a distanza di otto anni, la situazione è ancora drammaticamente in piedi: in questi anni le Comunità Montane, seppur depurate dal costo del personale e con entrate fresche derivanti da operazioni di vendita di importanti beni immobiliari, hanno migliorato alcuni fondamentali economico-finanziari, ma risultano avere ancora bilanci in “rosso”. Con una scelta assolutamente incomprensibile, le Istituzioni regionali hanno deciso di predisporre la continuazione della gestione commissariale delle Comunità Montane attraverso una struttura elefantiaca e costituita da una pletora di personale: è infatti previsto che questa gestione abbia al proprio apice un numero plurimo di commissari, almeno quattro dirigenti e un numero di personale amministrativo pari a circa 25 unità, con all’interno – a quanto sembra – almeno 5 posizioni organizzative. Una gestione commissariale con una struttura che all’Ilva di Taranto e all’Alitalia neanche si sognano. Tra l’altro tutto questo personale è stato selezionato all’interno delle piante organiche delle C.M. con un concorso che prevedeva assunzioni su base fiduciaria. In buona sostanza la Regione ha creato una sorta di “baraccone” al solo fine di procedere alla gestione commissariale delle Comunità Montane, senza considerare che una struttura così elefantiaca ha un costo enorme, tutto a carico delle strutture pubbliche e ciò avverrà per molti anni visto che la chiusura delle Comunità Montane è ancora molto lontana nel tempo.

In più tutta questa procedura, che in maniera anomale secondo il volere dalla politica regionale dovrebbe essere approvata a brevissimo, viene prospettata a metà anno, quando, al contrario, riforme del genere dovrebbero essere strutturate e fatte partire con il primo giorno del nuovo anno. Tuta questa fretta risulta anomala e sembrerebbe funzionale esclusivamente ad interessi politici, in dispregio delle reali necessità che sono in capo alle stesse Comunità Montane, come alle necessità che sono in capo alla Agenzia Forestale Regionale.

La fretta di procedere alla costituzione di questo “baraccone” commissariale deve considerarsi assolutamente sbagliata e dannosa: non è accettabile che in questo momento storico così delicato per le sorti della Regione vengano approvati provvedimenti dettati più dalla volontà di salvaguardare posizioni e posti di potere (con spreco di pubblico denaro) che, invece, scelte di medio lungo termine funzionali al bene delle Istituzioni e dei territori rappresentati.

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