Ieri, oggi e domani di CRO, la politica divisa chiede garanzie a chi deve controllare

Due ordini del giorno simili per la vicenda legata alla cessione di CRO da parte della Banca Popolare di Bari.  Una porta la firma di Raffaele Nevi di Forza Italia, l’altra quella di Walter Verini del PD.  Ambedue sono stati approvati ma, permettete, è un’altra occasione persa dalla politica di dimostrare che su alcuni temi importanti, che vanno oltre l’idea, si può anche andare a braccetto e lottare per ottenere qualcosa di concreto.  Comunque è un primo risultato.  La banca orvietana è ormai al centro della cronaca politica.  E ora cosa succederà?  E’ presto per dirlo anche perché le trattative per la cessione procedono silenziosamente e i protagonisti sono sempre gli stessi, fondo francese con Gallazzi di SRI Group come sponda italiana.  Non si sa nulla di piano industriale, di rilancio, di gestione del personale e delle filiali.  I cittadini orvietani si attendono proposte e novità anche nel caso in cui i commissari dovessero decidere di mantenere il controllo della Cassa in attesa, magari, di tempi migliori.

CI sono i risparmiatori che hanno investito in azioni e obbligazioni targate BPBari che oggi si trovano con il capitale fortemente svalutato e soprattutto immobilizzato dalla mancanza di un mercato e dal commissariamento che ha ulteriormente fermato qualsiasi possibile interesse per l’istituto pugliese.  Fatta la tara su chi ha deciso liberamente di investire pensando di fare un affare o convinto da terzi ci sono anche coloro che hanno creduto nella loro banca, nella banca di territorio ed hanno affidato i loro risparmi.  Tutto in regola, fatte salve le azioni irregolari come la eventuali operazioni “baciate” o altre, ma rimane il fatto che oggi questi risparmiatori, tutti, sono rimasti con un pugno di mosche in mano.  Come si possono tutelare?  Deve intervenire lo Stato?  Si devono attendere le sentenze dei tribunali?  Certo con l’eventuale cessione si spezzerebbe anche quell’ultimo legame almeno morale tra BPBari e CRO e i suoi correntisti e risparmiatori e allora sicuramente si dovrà ricorrere, laddove si evidenzino potenziali irregolarità alle vie giudiziarie con i tempi che tutti conosciamo.

Altra evidenza è la tutela del personale.  Il comparto bancario è in una fase di profonda trasformazione e gli impiegati sono al centro di pesanti piani di ristrutturazione che secondo le previsioni dovrebbero continuare anche nei prossimi anni soprattutto con la ripresa delle acquisizioni e delle fusioni anche in Italia dopo un periodo di relativa calma.  I gruppi bancari sono alla ricerca di sinergie che facciano risparmiare sui costi del personale e su quelli di gestione del credito e del rischio e la strada delle fusioni e/o acquisizioni è ad oggi l’unica percorribile per una banca “generalista” e non concentrata su un solo modello di business.  I timori, dunque, che sia i commissari sia gli eventuali nuovi proprietari di CRO inizino la loro cura proprio dal personale sono più che legittimi.

Ultima sono nella nostra ideale lista ma non per importanza è la questione del territorio.  Orvieto e l’intero comprensorio sono in sofferenza da tempo.  La crisi ha colpito e continua a colpire duramente in maniera random e il credito è fondamentale.  Non si possono fare miracoli però.  Una banca piccola o grande, di territorio o nazionale, popolare o cooperativa è tenuta a rispettare le regole di Basilea sul merito creditizio sia per i privati che per le aziende e qui, secondo molti analisti, si è prodotto il corto circuito che in Italia ha provocato una delle peggiori crisi sicuramente dal secondo dopoguerra. A Orvieto anche altri fattori sono intervenuti come spiega il Bollettino Economico dell’Orvietano edito dalla Fondazione Centro Studi, a partire dalle dimensioni ridotte delle aziende che operano sul territorio.  Una banca di territorio cosa può fare in più?  Non moltissimo se non prestare la massima attenzione alla tutela dell’impresa e del lavoro e sottoscrivere accordi con le associazioni di categoria con i Confidi e le finanziare regionali per attenuare i limiti imposti dalle regole degli enti di controllo del sistema bancario.  Di certo non è molto ma almeno un piccolo passo verso cittadini e imprese.

Dunque possono cambiare i protagonisti ma la musica rimane la stessa.  Ieri Bari che, non ha mai toccato il personale cercando di evitare i licenziamenti con la solidarietà ed altri strumenti alternativi insieme al sindacato; oggi abbiamo i commissari che già hanno fatto capire che uno dei problemi da risolvere è il personale, troppo a livello di gruppo, quindi a cascata anche a Orvieto; domani chissà ma non tira un buon vento.

Ieri Bari che secondo la vulgata ha solo drenato denaro per portarselo in Puglia ma in realtà ha chiesto di aderire ad un aumento di capitale a cui molti hanno aderito, sempre fatte salve le situazioni irregolari eventuali e che saranno confermate dalla magistratura, e che ha continuato a fare banca sul modello della capogruppo a sua volta banca di territorio; oggi ci sono i commissari che stanno preparando un piano industriale che sicuramente sarà duro anche per i clienti privati e business; domani chissà…

Per la Cassa c’è stato uno ieri, c’è la gestione complessa dell’oggi e ci sarà un domani ancora incerto a partire da chi sarà alla sua guida e per questo la politica ha inteso ricordare a chi deve controllare di farlo nei tempi e nei modi giusti per evitare nuovi scossoni ad un comparto in difficoltà ma vitale per il Paese tutto.

 

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