Liquidare TeMa oggi è un errore. Cambiare strada si può, ma in altro modo. Guai a chi scappa!

Riceviamo e volentieri pubblichiamo una lunga nota del consigliere comunale Franco Raimondo Barbabella sulla questione TeMa e sulle possibili soluzioni

 

Giusto un mese fa manifestavo in una nota le mie preoccupate valutazioni sulla vicenda di TeMa e però auspicavo che da essa si uscisse con un’assunzione generale di responsabilità e con lungimiranza, determinando così una svolta nel modo di guardare al futuro della nostra città e della nostra area territoriale.

Alla luce di quanto sta accadendo mi pare che tutto si fa tranne che questo. Invece di assumersi le responsabilità di chi vuole progettare il futuro, non solo in più d’uno ci si salva l’anima con le contrapposizioni della vecchia politica ma sembra ci si voglia illudere di mettersi al riparo da pericoli incombenti con le più apparentemente convenienti vie di fuga. Una tragica illusione.

A me, nella mia veste di consigliere di minoranza in rappresentanza di quella parte consistente di cittadini che sono preoccupati del bene generale e non degli interessi di una qualche parte, spetta il compito di proporre analisi ragionate e possibili soluzioni che guardino solo all’interesse generale. Naturalmente senza pretese di verità assolute. Vado ancora una volta per punti.

  1. Le situazioni acclarate

Ribadisco anzitutto alcuni concetti espressi nella precedente nota della metà di ottobre come base del ragionamento che sviluppo dopo:

  1. a) Le consistenti perdite pregresse non ripianate hanno trasformato di fatto TeMa da associazione riconosciuta ad associazione non riconosciuta e la responsabilità del gestore da limitata a illimitata e solidale. Aspetto non secondario, che consiglierebbe prudenza.
  2. b) In conseguenza di una lunga serie di fatti pregressi (con responsabilità diffuse, che non vanno affatto dimenticate, ma che non devono essere l’aspetto divisivo di questo momento) TeMa ha accumulato debiti consistenti che, nonostante lo sforzo apprezzabile delle gestioni più recenti, è oggettivamente difficile ripianare continuando in una gestione ordinaria deficitaria o leggermente in attivo. I debiti non si azzerano, qualcuno (anzi, come vedremo più di uno) rischia di brutto, e anche questo consiglierebbe prudenza.
  3. c) Nonostante dunque questa situazione possa in apparenza rendere convincente la cura più drastica (tipo chiudiamo tutto e non se ne parli più), la realtà suggerisce esattamente il contrario. Dicevo allora: “Data la situazione, a me non pare che la soluzione possa essere la messa in liquidazione”. Come spiegherò tra poco, non per amore del precipizio ma esattamente per il contrario. Non come soluzione, ma come ponte per una soluzione.
  4. Una sequenza di errori e un possibile dramma

Ed ecco le ragioni per le quali a me sembra che con una serie di atti poco meditati, frutto probabilmente anche di paure più o meno giustificate, ci si stia avvitando verso un vero e proprio dramma collettivo:

  1. a) Un errore a me paiono le dimissioni del CdA; perché dimettersi al buio, senza aver discusso e concordato una strategia? Se si voleva fuggire dalle responsabilità, si sappia che in questo modo le responsabilità (non dico quelle morali, dico quelle giuridiche, che sono anche personali ed economiche) restano, anzi si aggravano.
  2. b) Un errore analogo, e però ovviamente più grave, a me pare sia la delibera di Giunta dello scorso 6 novembre:

b.1) Si vuole revocare la concessione, recedere dall’adesione in qualità di socio e liquidare l’associazione; peraltro si vuole fare tutto questo con l’avallo del Consiglio comunale. Ma quale avallo poi? Non credo ciò che riguarda la nomina dei membri del CdA di spettanza comunale (due li nomina il Sindaco, e uno il Comune in quanto socio benemerito, dunque credo in sede di assemblea dei soci).

b.2) Ma sono state valutate tutte le conseguenze di una simile impostazione delle cose, e in particolare siamo sicuri che sia nel potere dell’Amministrazione provocare la liquidazione?

b.3) A parte la sensatezza e la sostenibilità normativa dell’impostazione, sul piano della logica politica è sostenibile, in una situazione così complicata che riguarda l’intera collettività, quella per cui la Giunta decide e il Consiglio è chiamato ad avallare?

  1. Le conseguenze sui diversi piani: giuridico, pratico, morale

Bisognerà chiedersi quali possono essere le conseguenze della strada che è stata imboccata, a me pare, lo ripeto, senza una sufficiente solida meditazione. Sia sul piano giuridico che su quello delle conseguenze pratiche e anche delle conseguenze morali. Amministratori di TeMa e del Comune sarebbero congiunti (per carità, magari esagero) in un comune spiacevole destino. In questo caso, fin d’ora auguri!

  1. a) Conseguenze sul piano giuridico

TeMa è ente partecipato e controllato del Comune, in sostanza un suo braccio operativo. Per un combinato disposto di norme, di storia consolidata e di atti compiuti, è evidente che le amministrazioni che si sono succedute, poiché sapevano come stavano le cose, hanno compartecipato alla gestione e si sono rese perciò oggettivamente corresponsabili di ciò che è accaduto. Dunque oggi, qualunque sia l’esito della vicenda, ve ne sono implicate. Anche volendo scappare, ci sono dentro. Scappare non è solo sbagliato, è inutile e dannoso, per sé e per tutti. Pensare di separare le responsabilità del Comune da quelle di TeMa a me pare che non è solo inutile, è terribilmente velleitario, forse avventuroso. Peraltro non andrebbe mai sottovalutata la poca chiarezza delle norme e l’aleatorietà e addirittura la soggettività della loro pratica interpretazione nel nostro amato Paese.

  1. b) Conseguenze sul piano pratico

b.1) Se TeMa viene mandata in liquidazione, di fatto sarà messa nelle mani del giudice, inizierà un contenzioso che si saprà magari come inizia ma non certo come finisce. Comunque è ipotizzabile il fallimento, perché per quello che ho detto sopra di TeMa sembra chiaro che si tratta di soggetto fallibile. Se poi non fosse fallibile (ma, ripeto, lo è), sarebbe anche peggio, perché allora la responsabilità di ripianare i debiti non sarebbe compartecipata ma sarebbe a totale carico del Comune. Lascio immaginare le conseguenze. In ogni caso ne usciranno con le ossa se non rotte sicuramente ammaccate sia TeMa che Comune.

b.2) Se avvengono le cose che ho ipotizzato, che fine fa la gestione del Teatro? È vero, TeMa e Teatro Mancinelli non sono la stessa cosa, vanno tenuti distinti. Ma questo è vero fino ad un certo punto, perché, volendo continuare sulla strada che la Giunta ha deciso lo scorso 6 novembre, non è detto, come appunto si è detto, che sia così pacifico separare nettamente le responsabilità di TeMa da quelle del Comune e revocare (perché poi revocare e non risolvere?) unilateralmente la concessione. È fortemente possibile che si inneschi un contenzioso. In tal caso, siamo sicuri che il Teatro sarà nella disponibilità del Comune e utilizzabile? Perché se si va a contenzioso e fallisce il conseguente tentativo di composizione bonaria, si va dal giudice, e nel frattempo il Teatro rimane nelle mani di TeMa. Non è che ne rischiamo la chiusura non si sa come e per quanto tempo! Altro che stagione teatrale!

  1. c) Conseguenze sul piano morale

Trovo sinceramente sconvolgente che non ci si preoccupi delle conseguenze gravi che potrebbero riguardare gli amministratori che si sono succeduti alla guida di TeMa nel periodo più recente (mi pare da uno a cinque anni). Avranno pure la responsabilità di aver accettato un incarico nelle condizioni che sappiamo e che loro avranno saputo, ma hanno certamente fatto del loro meglio per non peggiorare la situazione ereditata, e in ogni caso non meritano certo di diventare i responsabili di condizioni che non hanno creato e che anzi hanno cercato di migliorare.

  1. La soluzione

Tutto quanto detto sopra è esclusivamente finalizzato a cercare una via di soluzione, la più possibile corretta, efficace, transitabile. Soluzione per l’immediato che prepari con pensiero lungimirante una soluzione di prospettiva.

  1. La soluzione immediata

Lo avevo già affermato nella nota del 15 ottobre: la liquidazione di TeMa è un errore. Non si tratta di giudizi morali, tanto meno di salvare o condannare. Si tratta di fare gli interessi della città, ciò che spetta a chi governa. Agli errori si deve rimediare finché si è in tempo. Uno dei suggerimenti del quadrifarmaco di Epicuro dice che è saggio accettare un male minore per evitarne uno maggiore. Questo di TeMa ne è un caso emblematico. Dunque semplicemente bisogna tornare indietro: i consiglieri di TeMa devono ritirare le dimissioni; la Giunta deve ritirare la delibera del 6 novembre; ci si deve mettere tutti intorno ad un tavolo per trovare una soluzione concordata.

Se non sarà così, se non si manifesterà questa volontà, qualcuno dovrà spiegarci che senso ha aver sollecitato e organizzato l’assemblea dei soci TeMa del prossimo sabato 23 novembre con all’o.d.g. la presa d’atto delle dimissioni dei membri del Cda e la loro surroga. Perché, stante una situazione di scontro palese tra TeMa e Giunta, ammesso che qualcuno accetti di surrogare i due dimissionari espressone dei soci TeMa, gli altri tre di spettanza del Comune (due più uno, come detto sopra) come potranno essere nominati in presenza di una decisione di liquidazione giusta delibera di Giunta del 6 novembre? Sarà inevitabile una situazione di stallo, con tutte le conseguenze.

  1. La soluzione di prospettiva

È quella per cui bisogna lavorare. Adottare la soluzione immediata serve appunto a prendersi il tempo necessario per studiare una soluzione che trasformi la lotta per la sopravvivenza culturale in progetto di vita culturale ed economica, dico progetto per la città. Il Teatro Mancinelli non merita non solo di essere lasciato languire ma addirittura di restare chiuso e inattivo.

Di soluzioni alternative a quella attuale ce ne sono. Non è questo il momento di parlarne, ma ce ne sono. Oggi bisogna uscire dall’emergenza e imboccare la via del progetto che sappia fare della cultura non un problema ma una grande risorsa, per oggi e per domani.

Mi rendo conto di aver fatto quasi un trattato. È finito il tempo della propaganda e degli slogan ed è giunto quello dei ragionamenti. È finito il tempo dei rinvii ed è giunto quello del governo della realtà.

Nonostante la lunghezza, ho tralasciato molte cose, diversi argomenti e diversi aspetti di dettaglio che hanno la loro importanza. Sto pensando di fare anche una conferenza stampa nei prossimi giorni se sarà necessario chiarire meglio. Mi auguro vivamente che tutti si mettano su questo piano della ricerca di una strategia comune e si lascino perdere le pulsioni del parlare ad ogni costo e di fare le classiche cose spettacolari che, passato il momento della adrenalina, lasciano le cose esattamente come prima.

 

Franco Raimondo Barbabella

     Consigliere comunale

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